Mourinho-ter, l’ultima missione: la Champions 5 anni dopo

Il Messaggero – Il terzo anno di José Mourinho ha un solo obiettivo: il Piazzamento. Quello con la maiuscola. Ormai è chiaro, arrivare in fondo a coppe secondarie dà tante soddisfazioni ai tifosi e pochissime ai club. Con l’avvento del Mondiale per club (2025) – di fatto una Superlega – non c’è posto per chi ha fatto bella figura in Europa League o Conference. Per andare lì, in quel pozzo dorato, serve solo la Champions.

Il lavoro di Pinto (e di Mourinho) sta andando in questa direzione, anche se il mercato è appena cominciato e le somme le tireremo tra un paio di mesi. 

Gli arrivi di Aouar Ndicka si spera alzino il livello rispetto a chi li ha preceduti, Wijnaldum Ibanez (o Kumbulla) e gli obiettivi più o meno dichiarati (FrattesiRenato SanchesScamaccaMorata e addirittura Icardi) fanno capire come si debba, e si voglia, provare ad attaccare le squadre (tante) che sono finite avanti nella passata stagione e, ricordiamolo, la Roma è arrivata sesta (con la Juve settima e penalizzata), dopo NapoliLazioInterMilan Atalanta.

Assecondare Mourinho, solo così se ne esce. Del resto, le carte si stanno rimischiando e forse è il momento di tornare a sperare che il gap diminuisca. Il Napoli campione d’Italia ha perso il suo demiurgo, Spalletti, e rischia di farsi tentare dai tanti milioni che qualche club importante porterà in valigia per Osimhen. Garcia è una scelta di garanzia? Lo vedremo. Il Milan è in fase di ennesimo cambiamento, come l’Inter, entrambe alle prese con i conti, che non tornano mai. Per non parlare della Juve, che deve ricostruirsi. La Lazio è in ascesa, se non sbaglia il mercato può essere lì, candidata quanto meno a confermarsi per il piazzamento nelle quattro.

La Roma deve scalare una montagna e di fatto dovrà ricominciare daccapo, dimenticando gli ultimi exploit in Europa League e Conference, e ripartendo da ciò che le è accaduto dal 2000 fino al 2018 quando le partecipazioni alla Champions League non sono state eccezionali, ma quasi l’abitudine. La Roma ha un allenatore da Champions ma non la Champions. Non è un paradosso?

 

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