Mourinho, Sarri e la responsabilità di renderci felici

La Repubblica (E. Sisti) – L’un contro l’altro armati. O amati. Non hanno ancora fatto le valigie che Mourinho e Sarri, nuovi emblemi, totem, ispiratori, muse e potenziali, quando sarà, capri espiatori di Roma e Lazio, già sentono sulle spalle il peso di una mostruosa responsabilità: la felicità.

Non è uno scherzo prendere in mano due bisce come le due romane, abituate a scivolare tra le mani degli innamorati, i più inclini storicamente alla delusione, all’amor perduto e alla paura di quanto non siano mai stati vicini a una vera soddisfazione. Nella storia calcistica della città la leggendaria mela spaccata esattamente in due continua a ben rappresentare la saldezza delle contrapposizioni, che hanno una bisogno dell’altra.

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Tanto è vero che, per esempio, nello scudetto giallorosso vinto nel 1983, un po’ mancò il doppio derby (la Lazio era in serie B). Che vi siano più tifosi giallorossi non cambia la sostanza del contendere e non muta l’accento del confronto futuro tra i due nuovi tecnici. Di Mourinho e di Sarri, benedetti anche dall’olio santo e bipartisan di Zeman, sappiamo tutto ormai.

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Il primo è empatico e forastico, il secondo no. Il primo è un capitano di ventura che ha raccolto vittorie in ogni contrada, il secondo ricorda più un alchimista, anche lui spesso vincente (Chelsea, Juventus). Negli ultimi anni Mourinho è diventato uno special da baraccone. Se qualcuno aveva qualcosa che gli bruciava dentro, voleva sfogarsi, se uno si svegliava storto e doveva a tutti i costi tirar fuori un dito medio entro una certa ora, offendere a casaccio, non si dimenticava mai il nome di Mourinho: era il bersaglio ideale. Essendo più chiuso, Sarri si presta e attrae assai meno: e in questo modo si difende di più, prevenendo. Saranno duellanti a distanza.

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Una volta, in Premier, Sarri e Mourinho rischiarono di prendersi a schiaffi. Non fu colpa loro però. Bensì di Marco Ianni. Nell’ottobre del 2018 il secondo assistente di Sarri al Chelsea esultò sguaiatamente davanti alla panchina dello United (i Blues pareggiarono 2-2 al 96’). Mourinho scattò come se lo avessero agganciato a una presa di corrente. Poi Sarri e Ianni si scusarono e finì lì. Ma fu un brutto vedere.

 

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