Mourinho, mille e una notte

Il Tempo (A. Austini) – Se dovesse rispettare la media, tra 36 partite potrebbe già portare un titolo nella bacheca della Roma. José Mourinho ha alzato una coppa al cielo ogni 40 gare affrontate da allenatore, ben 25 trionfi in una carriera che domani sera all’Olimpico contro il Sassuolo toccherà un traguardo storico: le mille panchine in match ufficiali. Dopo anni di apprendimento come assistente e vice, conclusi con l’esperienza al Barcellona al fianco prima di Bobby Robson e poi Van Gaal, la sua storia da protagonista assoluto del calcio mondiale è partita nel 2000 al Benfica e lo ha portato fino a Trigoria, la nuova sfida per arricchire un palmares da fenomeno. Perché vincere a Roma vale molto più che in altri club e non accade da troppi anni. Il Mourinho giallorosso non vive di rendita, cerca di adattarsi a un calcio cambiato nel frattempo in ogni suo aspetto. La versione-social dello Special One è la testimonianza di come abbia imparato a “parlare” nel modo più efficace in questi tempi, la presenza fissa nel centro sportivo la prova dell’impegno e un esempio da mostrare a tutti. Perché il successo dei giallorossi passerà anche attraverso l’impatto di Mourinho nelle dinamiche di Trigoria. Che spesso contribuiscono all’abitudine alla sconfitta. A parte il Benfica allenato in corsa per appena 11 partite, l’União di Leira e il Tottenham sono gli unici club dove non è riuscito a portarsi a casa neppure un trofeo. Per far sì che la Roma si aggiunga alla lista “giusta”, quella di Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid e Manchester United, si è dato del tempo perché sapeva dall’inizio che non avrebbe potuto guidare da subito una rosa costruita per il vertice.

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