Mourinho, Abraham e l’occhiolino: storia di un’intesa

La Repubblica (A. Di Carlo) – Una manciata di minuti al termine della finalissima di Tirana. L’ennesimo fallo conquistato per allontanare il pallone dalla porta giallorossa, la smorfia di dolore mentre si tiene stretta tra le mani la caviglia destra. Poi la telecamera si sofferma sulla sua espressione preoccupata, che all’improvviso scompare, lasciando spazio ad un occhiolino rivolto alla panchina giallorossa. Come diventare un giocatore perfetto per i canoni di José Mourinho? Per info, chiedere a Tammy Abraham.

Non sono bastati i 27 gol siglati in stagione per convincere tutti della sua adattabilità ad un calcio molto diverso da quello inglese: l’occhiolino, spedito in eurovisione, allo Special One, durante la finale di Conference League con il Feyenoord, ha letteralmente fatto impazzire il popolo calciofilo british.

Da sempre orfano e poco incline a “perdonare il tradimento” di chi, da inglese, abbandona la patria calcistica per cercare fortune all’estero, il numero nove giallorosso è finito nel mirino della critica britannica, che ha scoperto, come l’ennesimo effetto collaterale della Brexit, quanto sia diventato forte Tammy Abraham.

L’ex Chelsea si è effettivamente preso la scena, comandato e stimolato dal nuovo imperatore di Roma. José Mourinho. Un duo che continua a fare gola alla Premier League, con le sirene di mercato che tornano ciclicamente a farsi sentire dalle parti di Trigoria: l’Arsenal di Arteta farebbe carte false per avere Abraham al centro del proprio attacco, il Newcastle è invece pronto a ricoprire d’oro lo Special One, pur di affidargli la panchina bianconera. Ma in questo momento non ci sono nostalgie o proposte faraoniche in grado di farli vacillare: presente e futuro sono rivolti in una sola direzione: Roma. La Premier League dovrà quindi attendere per accoglierli di nuovo, per il momento potrà solo rimanere a guardare mentre costruiscono i successi in giallorosso

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