Il Tempo – Roma, Montella è pronto

Tanti indizi, non ancora una prova schiacciante. Mentre la Roma aspetta ancora di sentirsi dire con chiarezza da Luis Enrique che andrà via, avanza la candidatura di Vincenzo Montella per la successione. Indizi, dicevamo. Il primo: il contatto tra Baldini e l’«Aeroplanino», sicuramente sabato scorso all’Olimpico dopo la partita e, forse, replicato nei giorni seguenti. Secondo indizio: Montella si è liberato dal Catania, annunciando il suo addio a fine campionato, in anticipo di un anno rispetto alla scadenza del contratto. D’altronde «il vento non si può trattenere – ha sospirato l’ad uscente del Catania Lo Monaco – e qualsiasi cosa decida credo che debba pensare al bene della sua carriera». Terzo: il placet di Sabatini al ritorno di Vincenzino a Trigoria, rafforzato dal parere positivo e scontato dei vari Totti e De Rossi.

Montella è come se fosse fuori dal cancello del «Bernardini» con la penna in mano. Aspetta e spera, insieme a lui la compagna Rachele che continua a vivere a Roma e aspetta il terzo figlio. Se vogliamo ci sarebbe anche un quinto indizio: «Non lo prendo a Palermo perché va alla Roma» ha detto Zamparini. La corsa, in realtà, è tutt’altro che finita. A Trigoria le candidature sono almeno tre e non hanno perso le speranze di poter convincere Prandelli nonostante la sua scontata chiusura in «pubblico». «Ho un contratto con la Federcalcio sino al 2014 e intendo rispettarlo – ha infatti confessato il ct dell’Italia – non partirà da me l’idea di rompere l’impegno che ho assunto». Volendo, potrebbe farlo al termine dell’Europeo grazie a una clausola, ma la Roma ha bisogno di avere una risposta molto prima. Pista tanto affascinante quando complessa, ci vorrebbe un miracolo di Baldini, grande amico del ct azzurro.

Gli altri concorrenti «noti» restano staccati. La Roma vuole una certezza in panchina che sappia continuare a seguire l’idea di calcio proposta quest’anno, un allenatore già integrato nel campionato italiano e per questo ha subito messo in fondo alla lista il nome di Villas Boas. Stesso discorso, seppur con altre motivazioni, per Capello che si è proposto a Baldini. Pioli non convince perché il suo calcio viene considerato troppo «diverso» da quello di Luis Enrique, Guidolin o l’altro cavallo di ritorno Spalletti non sono stati presi neanche in considerazione, un pensierino è stato fatto su Zeman ma niente di più. Guai a fare i conti senza l’oste. Se Luis Enrique spiazzasse tutti e decidesse di restare, la Roma non si opporrebbe. Tutto lascia pensare che accadrà il contrario. Per certi versi anche la festicciola organizzata ieri (con un giorno di ritardo) dallo spagnolo per il compleanno: pizza, mortadella, porchetta e buon vino insieme ai giocatori e i dirigenti a Trigoria dopo l’allenamento, «perché ci tenevo a festeggiare anch’io alla romana» ha spiegato l’asturiano. L’atmosfera, però, sapeva tanto di addio. Solo indizi, per carità. Per la prova bisogna aspettare Cesena.
Il Tempo – Alessandro Austini 

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