Il Romanista – La spedizione dei mille, al Meazza Roma mai sola

Mille romanisti sistemati nella piccionaia di San Siro (terzo anello lato Nord) più qualche altro centinaio sparsi nel resto dello stadio. Provano a farsi sentire fin dal riscaldamento e nei momenti in cui i tifosi del Milan stanno in silenzio fanno sentire quasi a casa Totti e compagni. Ci provano, anche se sono pochi, a non lasciare sola la Roma. I primi entrano già verso le 17, un’ora dopo sono tutti sistemati al loro posto. L’altoparlante del Meazza regala note italiane: prima Destinazione paradiso di Gianluca Grignani, poi Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri.

I milanisti cantano, i romanisti rispondono con qualche coro e con le bandiere che sventolano. Ci sono gli striscioni del Rc Milano, del Rc Firenze e dell’Airc. Si distinguono chiaramente e si vedono ancora di più quando San Siro fischia Totti e loro rispondono cantando “Un Capitano c’è solo un Capitano”. La voce diventa ancora più forte quando Osvaldo segna sotto il settore ospiti al termine di un primo tempo avaro di emozioni. Sembra solo un colpo di fortuna ma quando nella ripresa la Roma sembra entrare in campo un po’ più convinta le speranze aumentano. Nell’intervallo si era scaldato Pjanic e si era sentito qualche applauso, sovrastato poi dai cori dei tifosi rossoneri per l’idolo Boateng. E’ niente però rispetto a quello che succede al momento del rigore di Ibrahimovic: il Meazza diventa una bolgia. Il risultato, puntualmente, viene ribaltato e sempre grazie a Ibrahimovic. Lo stadio è ai suoi piedi, Seedorf, che aveva assistito al pareggio fianco a fianco a Lamela durante il riscaldamento, esulta mentre Kjaer ha lo sguardo fisso nel vuoto.

I dirigenti della Roma in tribuna sono impietriti, avevano seguito il riscaldamento da bordocampo, Luis Enrique, costantemente in piedi davanti alla panchina, prova a dare qualche altra indicazione e Heinze in campo prima fa lo stesso poi consola il compagno di reparto. Gli ultimi minuti sono buoni solo per assistere alla festa del Milan, tutti i tifosi a cantare “chi non salta giallorosso è” e i romanisti a replicare. O, quantomeno, a provarci. Il fischio finale è una liberazione, i giocatori della Roma rientrano in fretta negli spogliatoi, giusto il tempo di salutare gli ex compagni Mexes e Aquilani.
Il Romanista – Chiara Zucchelli

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