Il Romanista – Non tesserati, niente Milan

Se prima erano in due, adesso sono in tre. Dopo Atalanta e Palermo, anche il Milan non aderirà a “Porta un amico allo stadio“. Si sta rivelando un gigantesco flop l’iniziativa dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive per consentire anche ai non tesserati di andare in trasferta, a condizione che a comprare un biglietto (di settore ospiti) sia un tesserato. Amico o conoscente, certo. Più che fare i nomi delle società che non partecipano, sarebbe comunque meglio dire quelle che lo fanno. Anzi, che lo fa. La Roma. Solo la Roma. A Trigoria hanno consentito di venire nel settore ospiti dell’Olimpico ai tifosi di Parma e Genoa. Atalanta, Palermo e adesso il Milan hanno detto no ai romanisti.

I biglietti per San Siro saranno in vendita dalle 19 di oggi nelle filiali Banca Intesa, al prezzo di 18 euro. Sì, ma esclusivamente per i titolari dell’As Roma Club Privilege, la tessera del tifoso giallorossa. Perché? “Ci attiveremo per rendere in futuro l’iniziativa possibile. Per ora ci sono dei problemi organizzativi”, spiega al Romanista la delegata per la sicurezza del club rossonero Daniela Gozzi. Che poi aggiunge: “Ho visto quante cose belle stanno facendo per i tifosi Feliziani (il responsabile del ticketing della Roma, ndr) e la Roma. Complimenti sinceri. Ricordiamoci, però, che sono possibili grazie alla fidelity card”. È un tecnicismo complicato da spiegare. In pratica, se non avesse dovuto lanciare la tessera del tifoso, alias fidelity card, il Viminale non avrebbe premuto per ottenere dalla Agenzia delle Entrate la smaterializzazione dei titoli di accesso. Ovvero il biglietto digitale, la carta che con un chip apre i tornelli. E non sarebbe mai esistito nemmeno il voucher elettronico, il mini-abbonamento che la Roma vende anche ai non tesserati. Oddio, è anche vero però che, se non ci fosse stata la tessera, i tifosi si sarebbero potuti abbonare o sarebbero potuti andare in trasferta tranquillamente.

Come accadeva fino a qualche anno fa. E le cose belle la Roma le avrebbe potute fare senza bisogno di dover studiare dei percorsi alternativi, seppure nel pieno rispetto delle regole. A proposito di regole, anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha risposto a Maroni, secondo cui la Roma quelle regole non le avrebbe mai accettate. “Dal punto di vista dei controlli di polizia – ha precisato la Cancellierinon cambia nulla, cambia solo quell’aspetto che il Consiglio di Stato ci aveva chiesto di cambiare per problemi di concorrenza. Maroni non è stato bene informato pienamente dei reali cambiamenti”. Beh, c’è da comprenderlo. In fondo, prima mica faceva il Ministro dell’Interno.

Il Romanista – Daniele Galli

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