Viviani, figlioccio di Luis: «De Rossi il mio maestro»

viviani

Il Messaggero (M. Sorio) – «I had a dream». Aveva un sogno: la Roma. Ed è un sogno lasciato un po’ a metà, di quelli che trascrivi sul diario, lasciando i puntini di sospensione, poi chissà che un giorno Morfeo non riallacci il discorso. Dieci anni dopo aver deciso di stringere la mano a Bruno Conti anziché all’Inter – era il 2005, il ragazzo di Viterbo soffiava su 13 candeline e partiva per Trigoria – Federico Viviani si sveglia a Racines, Bolzano, dove il giallorosso è un ricordo «che resta nel cuore» (dal«maestro Daniele De Rossi» al «padre putativo Luis Enrique») e il Verona un presente da cinque anni di contratto più 4 milioni spesi da patron Setti per avere il suo piedino educato (quello destro) in cabina di regia. Arrivederci Colosseo: uno dei direttori d’orchestra dell’Under 21 prova a vedere se riesce a reggere la bacchetta sul massimo palcoscenico.

MAMMA TRIGORIA L’ex playmaker della cantera giallorossa (figlio d’arte, papà Mauro giocò nella Lazio versione ’81-’82) è una foglia preziosa staccatasi dall’albero di Mamma Roma, gli soffia addosso il vento della A dopo la gavetta di Padova, Pescara e Latina – tra i top 11 di B la scorsa stagione, 31 gare, 8 gol, 5 assist – e sulle spalle da tigrotto (fisico: 1,80 m per 75 kg) pende il bel passato da rampante romanista. Un passato fatto di allenatori: «Andrea Stramaccioni, nelle giovanili, capì che potevo arretrare da seconda punta a mediano. Poi con Alberto De Rossi ho conosciuto la gioia della doppietta da capitano, scudetto Primavera (2011, ndc) e Coppa Italia (2012, vedi la famosa scena del gavettone, ndc). E non dimenticherò mai Luis Enrique, che mi spedì giovanissimo nella mischia, Roma-Juve, 12 dicembre 2011, a 19 compiuti…». Un passato fatto anche, e soprattutto, di grandi firme. «Daniele De Rossi era un’ispirazione. Se a 32 anni gioca ancora a questi livelli vuol dire che dentro nasconde qualcosa di speciale. In campo mi ripeteva di stare tranquillo, che mi avrebbe guidato lui. La sua forza? Sempre stata l’umiltà. E poi Totti. Con lui pensi: superiamo la metà campo, gli diamo la palla e siamo a posto».

OCCHIO AL DUO Il nuovo posto nel mondo, per Viviani, sono le rive dell’Adige. Settore “terra di mezzo”, là dove staziona un altro figlio della Lupa, Leandro Greco, probabile concorrente per il timone nella manovra di Mandorlini. Ieri era il Capitano, domani è il duo Toni-Pazzini: un altro lancio a testa alta e un nuovo sogno da trascrivere sul diario.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti