Maxi punto

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La Stampa (R.Condio) – Segna la Roma, pareggia il Toro. Nell’Olimpico piemontese, da tre campionati, funziona sempre così. Ma l’1-1 di ieri ha tutta un’altra faccia. Sigilla una partita bruttina, ravvivata in coda da due gol nati più per errore che per caso. Apre Pjanic all’83’, con una punizione che non voleva essere un pericolo per Padelli, sciagurato nel battezzarla a capocchia. Chiude Maxi Lopez al 94’, trasformando un rigore che non c’era.

Vittoria possibile – A dire il vero, non ci sarebbe stata nemmeno la sconfitta granata. Finché ha retto, anzi, lo 0-0 sapeva tanto di occasione sprecata per il Toro, che questo duello non lo vince ormai dal 1990. È una Rometta, questa. Slegata, senza ritmo, con troppi giocatori lontani dai loro standard. Poi, però, ha trovato per strada un gollonzo e a una manciata di minuti dallo stop sembrava la spinta decisiva. «Ma perdere sarebbe stato ingiusto, oltreché drammatico – commenta il tecnico granata Ventura -. Non avevamo concesso praticamente nulla». Il penalty furbescamente ricavato in extremis da Belotti ha aggiustato le cose e fatto incavolare GarciaNon era calcio di rigore bensì d’angolo. È un errore pesante: ci costa due punti»), che però è stato onesto nel riconoscere i difetti della sua Roma malaticcia: «È anche colpa nostra, dovevamo gestire meglio il vantaggio. E magari fare il 2-0». Il pessimo Dzeko, in effetti, al 92’ ha sparato su Padelli in uscita l’occasione del raddoppio. Peccato grave, nell’unico vero tiro in porta fatto dai giallorossi in tutta la partita. Il resto della produzione, dopo un primo tempo senza conclusioni nello specchio (mai successo, in questa stagione), era arrivato nella ripresa, ma solo con incornate fuori bersaglio o tentativi senza pretese da fuori.

Scelte sbagliate – Troppo poco, davvero, per la quarta in classifica, attesa nella settimana entrante dai due match che daranno un segno alla sua annata: lo spareggio di Champions contro il Bate e il clou di Napoli. Garcia, però, sembra non essere troppo preoccupato: «Ho visto la squadra lottare e un pressing alto che testimonia unità e coesione». La fastidiosa pressione, in verità, c’è stata ma per non più di 25-30’ del primo tempo, dopo l’ottimo avvio granata che poteva già fruttare il vantaggio. Poi, il Toro ha pensato a non scoprirsi troppo, accreditando ai rivali possibilità che ieri si faticava a scorgere. Non ha smesso di cercare una vittoria ampiamente alla sua portata, ma s’è trovato frenato da un’altra giornata sbilenca delle sue punte e soprattutto da tante, troppe buone idee rifinite malamente. «Ho un solo rammarico – confessa Ventura -: 6-7 scelte sbagliate sul più bello». Tradotto: lo smarcato Baselli ignorato almeno due volte dal compagno egoista, Peres e Acquah travolgenti e poi inguardabili nel tiraccio o nel cross nel vuoto. Ventura ha una certezza: «È l’ultimo step da fare: quando azzeccheremo l’ultimo passaggio concretizzando di più, il Toro sarà ufficialmente tornato nel calcio che conta». Resta lì vicino, per il momento. Spaventa le big ma anche ieri ha mancato il salto di qualità. Nonostante il punto preso dopo il 90’, nel recupero che di recente gli aveva solo causato atroci beffe.

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