Maurizio Mattioli a PR: “Pallotta non si vede mai. Sono per il Presidente tifoso. Ho fiducia in Di Francesco”

Pagine Romaniste (Y.Oggiano) – Una vita tra cinema e teatro e la passione per la Roma si da bambino. Maurizio Mattioli si racconta in una lunga intervista rilasciata alla nostre redazione in cui parla anche del suo spettacolo “L’Operazione“, che sarà in scena fino all’11 febbraio al Teatro Roma. Queste le sue parole anche sulla squadra giallorossa e il Presidente Pallotta:

E’ più la passione per la Roma o per il cinema?
No, come si fa a dirlo, non è facile. La passione per il teatro e per il cinema è nata da ragazzino quando si raccontavano le poesie di Natale, le barzellette che tutti ridevano. E quello è stato il primo input. Un bambino comincia sempre così, poi sogna andando avanti vedendo la televisione, allora avevamo due canali solo ma c’era. Sogna di stare là dentro quindi di comunicare, di interpretare qualcosa, lì nasceva, da ragazzino. La passione per la Roma credo sia nata prima al momento del concepimento, neanche della nascita.

E’ in scena con lo spettacolo “L’operazione”. Ci può dire perché questo titolo e la trama?
Perché parla di un’ipotetica operazione che si deve fare nella storia. La trama parla di un fatto, di un evento ospedaliero tratto da un’idea di Stefano Reali che ne è autore e regista quando nell’88 lui ricoverato all’ospedale per un problema ortopedico, vedeva intorno a sé girare delle cose che lo incuriosivano molto, lo insospettivano anche forse. C’era qualche cosa di misterioso in questo andamento giornaliero in ospedale, allora Stefano mettendoci anche un po’ di fantasia, che tutti gli scrittori e i registi hanno, ha tirato fuori questa commedia che è stata rappresentata anche in Europa e nel mondo. Un’idea straordinaria di un’operazione che c’è ma che non si può fare, che si deve fare ma non si sa come, c’è sempre qualche intoppo. Ci sono dei protagonisti che sono un malato seriamente grave, un altro che arriva, un infermiere, che sono io, che ci mette del suo per far si che questa storia sia sempre più curiosa da interpretare. Poi c’è una caposala e poi c’è un giovane medico rampante che opererebbe tutti, chiunque a tutti i costi. Questa commedia Stefano la scrisse nell’88-89, io sono il più vecchio e per me è un piccolo vanto, me ne vanto molto perché io ho assistito alla genesi di questa commedia, nasceva a tre attori, si chiamava “Passo a tre”, una rassegna alla sala Umberto. Poi  Stefano scrisse altri due personaggi e divenne una commedia intera, a 5 interpreti. La portammo nei primi anni ’90 a Roma con grande successo. Nel ’96 divenne un film che si chiamava “In barca a vela contromano” dove c’era Mastandrea, dove c’era Antonio Catania e io che avevo fatto tutta la trafila di questa storia. Ora la rifacciamo a teatro dopo 22 anni, io faccio un infermiere non più fresco come una volta, comunque ancora in forze. Antonio che ha fatto il malato lo rifà, c’è un nuovo giovane che è Nicolas Vaporidis, che tutti consociamo, poi c’è Gabriella Silvestri che è una straordinaria caposala e poi c’è Marco Giustini, un giovane medico rampante che racchiude tutti i termini artistici di questo lavoro. La gente viene a vederlo, si diverte e posso dirlo che ci sono delle tinte di giallo oltre al fatto che c’è una commedia, c’è anche qualche tinta di giallo da storia gialla. E questo condisce bene il tutto.

Ha interpretato tantissimi personaggi, qual è quello che gli è rimasto più a cuore?
Non lo so, tutti (ride, ndr). Molti personaggi mi hanno portato notorietà, al successo. Alcuni dei personaggi che facevo al “Bagaglino”, alcuni personaggio che facevo con Boldi in un film dove facevo il romanista che era “Fratelli d’Italia”, poi a seguire “Tifosi”, poi ne ho fatti tanti, tipo adesso “Immaturi” che è diventata una serie che va molto forte in televisione, era stata preceduta da due film “Immaturi” e “Immaturi – Il Viaggio”. Personaggi  importanti al cinema con Vanzina ne ho fatti tanti, evasori fiscali, palazzinari, ho fatto un po’ tutto quello che la commedia, e il mio fisico, mi mettevano a disposizione.

Non è che il nome della serie “Immaturi” è per i giocatori della Roma?
I giocatori della Roma immaturi non credo, immaturi no. Un po’ disorientati in questo momento. Io sono fiducioso, ho fiducia in Di Francesco, ho fiducia nei veterani della squadra, in quelli che fanno un po’ da guida e da chioccia agli altri. Mi dispiace, abbiamo avuto un po’ una debacle sicuramente, abbiamo quasi tutto un girone di ritorno da giocare e ci sono tutti i presupposti perché la Roma possa riprendersi, non sono un granché contento. A volte nascondersi i problemi non li risolve, li evita ma non li superi. Anche da tifosi bisogna dire le cose come stanno, quello che uno pensa e in questo momento non si è molto contenti. C’è stato questo buon risultato domenica a Milano ma venivamo da un serie un po’ disastrosa: punti buttati a destra e a sinistra. Sicuramente si farà qualcosa per evitare. Ho molta fiducia in Di Francesco, un uomo onesto, serio, bravo, capace, ma soprattutto confido molto nel suo amore per la Roma, per la maglia che lui ha indossato con grande onore.

Uno dei veterani è Nainggolan, può raffigurare Rugantino?
Con la cresta no (ride, ndr). Totti sarebbe stato un bel Rugantino, romano, sornione, spiritoso, ficcante, Totti l’avrebbe fatto molto bene. Nainggolan non ce lo vedo, lo vedo grande giocatore però, lo vedo come un grande protagonista assoluto.

Prima ha citato “Tifosi”, “Fratelli d’Italia”, due viaggi pazzeschi con Angelo Bernabucci. Che cosa è cambiato in questo lasso di tempo tra i tifosi?
Non frequento molto le curve o lo stadio, vado poco. Fino a qualche anno fa andavo tutte le domeniche. Seguo la Roma continuamente e costantemente dalle notizie che ci sono. I tifosi quelli della Roma sono particolari, è un tifoso paziente, sa aspettare. E’ un tifoso che se tu gli dai una grande vittoria è capace di dimenticarsi un po’ di tutto e non so fino a che punto sia giusto, perché non aiuta a costruire, non aiuta a cementare. Quando un tifoso non è contento, in maniere civile deve dirlo, deve fare le sue dimostranze. Non si può dire sempre “volemose bene”, non esiste. La Roma prende molto dai suoi tifosi, li vuole lì vicino ed è giusto che i tifosi pretendano dalla Roma, ma soprattutto dalla società, questo è importante, la figura del Presidente che purtroppo si vede poco, diciamole le cose. Questo non si vede mai, ultimamente s’è avvicinato a Londra, un aeroplano per andarci a parlare. Non voglio criticare a tutti i costi, ma io sono cresciuto, questi ultimi anni con due grani esempi, Dino Viola e Franco Sensi, che lunedì mattina andavano a Trigoria alle 7.30/8 e aspettavano tutti lì dicendo “mettetevi tutti lì, mo parlamo”. Presidenti tifosi, io sono per il Presidente tifoso, non per il Presidente soltanto imprenditore o portatore di denaro. Sono un po’ all’antica, ma sono felice di essere così.

Se deve dare dei consigli a Pallotta quale darebbe?
I fatti tecnici li sanno loro, c’è un direttore sportivo, c’è un amministratore. Forse di venire un po’ più spesso, di provare a diventare un tifoso importante, provare ad essere tifoso.

Se la Roma fosse un film o uno spettacolo, quale sarebbe? Forse proprio “L’operazione”?
Qui non si fa mai, pure la Roma non vince mai (ride, ndr). Se fosse uno spettacolo sarebbe “Io ve vorrei capì che dovete fa in 80 giorni e non di più”.

Durante la serata anche il regista dello spettacolo, Stefano Reali, ha rilasciato alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:

Lo spettacolo fa ridere, soprattutto ci sono questi personaggi, più veri del vero, più reale del reale. C’è qualche tinta di giallo, ma soprattutto c’è umanità, c’è amicizia e soprattutto c’è un modo più lieto di sorridere su quelle che sono le speranze di tanta gente che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese e che è costretta ad inventarsi qualsiasi cosa pur di arrivarci”.

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