Mancini: “Speriamo che la Roma possa fare quello che noi facemmo contro il Real Madrid. Alisson è un fenomeno”

Amantino Mancini, ex giocatore della Roma, è stato intervistato da Teleradiostereo 92.7 ed ha parlato anche della partita di Champions contro lo Shakhtar. Queste le sue parole:

Il gol contro il Real…
Una bella serata all’Olimpico, dove li abbiamo battuti per 2-1.

Ulrtima vittoria in casa della Roma negli scontri diretti in Champions League…
Sono passati un po’ di anni, speriamo che la Roma possa fare la stessa cosa che abbiamo fatto noi.

Quando arrivasti eri un terzino, è stato così difficile diventare attaccante?
Quando ho iniziato ero terzino però avevo un po’ di pied. Capello mi disse ‘Ti ho visto in Brasile. Io gioco 4-4-2 e ti metto nella seconda linea davanti’. Un giocatore che gioca terzino ed ha piede gli diventa più facile giocare più avanti. Per quello non ho avuto problemi, è più difficile tornare indietro. Se prendi Cafù o Serginho erano esterni che non marcavano bene, perché i brasiliani vanno solo avanti, è la nostra filosofia.

La difficoltà che un non terzino può incontrare è come affrontare l’avversario?
Si, anche nel saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Nel calcio di oggi tutti si conoscono, le squadre giocano a specchio e se non fai la superiorità numerica vai in difficoltà. Penso che i terzini di oggi abbiano questa difficoltà, nel dribbling e di creare la superiorità numerica.

Oggi stai portando avanti il corso di allenatore. Hai una percezione diversa da calciatore?
Si sicuramente. Se avessi la testa di oggi sarei stato un altro calciatore. Ora capisco più cose, vedi il calcio in un’altra maniera.

Può essere la difficoltà di alcuni giocatori nel recepire i messaggi dell’allenatore?
Si, io sono stato un calciatore. Quando lo sei, sei preoccupato di stare bene fisicamente, stare bene la domenica, di ascoltare e di capire quello che dicono in giro. Lì magari il giocatore va un po’ in difficoltà.

Un giudizio su Alisson, Jesus e Peres…
Jesus gioca poco, ha qualità per diventare un difensore forte. Anche quando è chiamato in causa fa il suo, tranquillo. Alisson è un fenomeno, l’ho visto giocare in Brasile, all’inizio ha avuto dei problemi ma è normale, ci vuole adattamento e tempo. Adesso ha capito la piazza, la cultura e vedi il suo valore. Bruno ha un po’ di difficoltà, poi ha avuto dei problemi extra campo. Deve capire che il calcio è anche fuori campo e non solo dentro, è un ragazzo che può aiutare ancora la Roma.

Quando c’eri tu c’era sempre lo Stadio pieno. Noti tanta differenza tra i tifosi e la squadra?
Tantissimo. Se tu parli di 13-15 anni fa quando giocavo. Con i miei amici romani dico ‘Incredibile che non sia pieno’. Non c’era posto per nessuno. Oggi vedo un po’ vuoto. Non so se magari sia anche per il costo. La gente ha perso un po’, non dico l’amore, a Roma non si perde mai, ma un senso di fiducia nella squadra o nella società.

Sei arrivato a Roma giovane. Quali consigli daresti ai giovani che sono in squadra oggi?
Sanno dove hanno messo piede, Roma è una piazza un po’ particolare. Poi gli direi di lavorare, c’è Di Francesco che dà consigli importanti. Under adesso sta giocando, Schick ancora fa un po’ di fatica ma ha doti tecniche importanti. Devono avere pazienza perché se si mette subito pressioni si potrebbero bruciare.

C’è ancora il grande potenziale di Gerson?
C’è potenziale. Gerson è un giocatore con doti tecniche sopra la media. Anche lui deve capire il calcio italiano perché altrimenti rimarrà un giocatore normale.

Però si nota un importante impegno…
Si, perché inizia a capire. Tanta gente magari pensa che i giocatori si devono inserire ma non è facile, incidono un sacco di cose.

A Roma ti sei ambientato subito…
Qunando ho vissuto i miei periodi a Venezia, i primi mesi ho giocato pochissimo, però mi è servito tanto per esperienza ed adattamento. Se no navessi fatto questa esperienza forse non sarei stato quello che sono stato alla Roma. La nostalgia la soffrono i braisiliani, siamo più praticolare degli altri, abbiamo sempre gli amici. Per quello che magari soffriamo un po’ di più.

Come hai trovato Spalletti rispetto a quando giocavi?
Sempre nella stessa maniera, non è cambiato nulla.

Piu bello il gol di tacco contro la Lazio o le tante finte contro il Lione?
Eh e che domande mi fai (ride, ndr). Il derby è stao il mio primo gol in Serie A. Anche Emerson fa lo stesso movimento dietro, io sono arrivato prima. Contro il Lione è stata una bella azione, Spalletti chiedeva il minimo di tocchi possibili sulla palla, Totti mi conosceva, facevamo sempre così, era facile (ride, ndr).

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