Malagò e Lotti: «Rifondazione»

Corriere dello Sport (F.M.Splendore) – La Nazionale e la Federcalcio diventano caso nazionale. E diventa anche inevitabile rivolgere domande e sguardi verso le due massime autorità sportive in Italia. A metà della mattinata di ieri al Coni è arrivato il ministro dello Sport Luca Lotti, atteso al varco da un groviglio di microfoni, taccuini e telecamere. «E’ stata una giornata molto triste dal punto di vista sportivo – ha detto riferendosi alla eliminazione dell’Italia dal Mondiale in RussiaIl calcio va rifondato del tutto. È il momento di fare delle scelte che forse negli anni passati non si è avuto il coraggio di compiere. Questo mondo va fatto ripartire dai settori giovanili fino alla Serie A. È un problema che riguarda tutti, anche culturale. Da come si insegna a fare calcio, ai genitori e al modo giusto di stare in tribuna. Lo dico anche da umile allenatore di provincia. E’ il caso di ripartire anche da lì fino alle massime serie». Se si aspettasse dimissioni da Tavecchio e Ventura? Il ministro risponde e la severità dello sguardo lascia intuire… «Spetta a loro decidere. Credo sia importante cogliere questo perché ognuno faccia la sua parte». Incalzato, Lotti prosegue: «Ripeto, tutti dobbiamo dare una mano, le parole di Buffon sono state molto chiare. E poi non è che abbiamo scoperto che ci sono alcuni problemi, non è solo dalla partita con la Svezia che si è capito che c’è qualcosa che non va: siamo usciti al primo turno negli ultimi due Mondiali, non c’è modo di eleggere ancora i presidenti delle Leghe di A e B. C’è tanto da fare. Come Governo stiamo provando ad aiutare il calcio con la riforma dei diritti tv, cercando strategie su come si vende il nostro prodotto all’estero».

REGOLE E RESPONSABILITÀ – Giovanni Malagò ha analizzato così il momento del calcio italiano. «Siamo di fronte ad una delusione e ad una amarezza sportiva e umana. Voglio subito dire che ho sentito Tavecchio, gli ho chiesto che intenzioni avesse, e mi ha detto che domani (oggi) riunirà le sue componenti in Figc (in realtà il presidente in carica in via Allegri informava in quella telefonata il numero uno de Coni di non pensare minimamente alle dimissioni). Siamo chiari e pratici, in questo momento in Figc non ci sono le evenienze previste dalle regole per procedere a un commissariamento. Come sapete, quindi, Tavecchio è padrone di assumersi le responsabilità. Poi, se chiedete a me, io fossi in lui mi dimetterei, anche per dare forza e valore alle cose buone che sono state fatte, che pure ci sono».

IL… TAGLIO – Il numero uno del Coni ha proseguito. «C’è un altro discorso non scritto che riguarda la sfera delle competenze e responsabilità oggettive, che sono sotto gli occhi di tutti. Non succedeva dal 1958 che l’Italia non si qualificava a un Mondiale e per amor di verità va ricordato che allora ci andavano 16 squadre e invece oggi c’erano più possibilità. Ma soprattutto veniamo da tutto un periodo senza grandi risultati. L’Under 21 ha dato segnali importanti negli ultimi mesi, ma anche lì c’è stata la delusione della mancata qualificazione alle ultime due Olimpiadi. Ci sono stati investimenti, attenzione e interesse al mondo del calcio femminile, ma anche lì l’Italia manca da sempre a una grande manifestazione. Ma non ci sono regole, sono scelte che appartengono alla propria coscienza: vero, ci sono stati ct e presidente federali che hanno scelto di dimettersi, ma se il signor Tavecchio ritiene di essere lui l’uomo per aprire il nuovo corso dopo quel che è accaduto a San Siro, se ne assumerà la responsabilità». Eventuali sostituti all’orizzonte? «Se non si apre un problema di successione, se non ci sono condizioni elettorali, nessuno alza il dito e si propone. E né io mi metto a fare nomi». Applausi a Buffon e a San Siro che canta l’inno d’Italia («non ricordo sia mia successo, tutti in piedi negli ultimi dieci minuti»), Malagò liquida formalmente il cd esonerando. «Come sanno bene in Figc, mi sento di dire che l’inizio del progetto di Ventura era legato a un’altra filiera di carattere tecnico che prevedeva un ruolo significativo di Lippi che poi non è più andato a buon fine. Probabilmente nell’impostazione del ruolo di Ventura, che poi è diventato responsabile di tutte le squadre nazionali, c’è stata una valutazione sbagliata. Purtroppo è stata una scommessa persa».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti