La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Quasi 250 partite (249 per la precisione), tanti trofei in bacheca, momenti così indimenticabili che anche a ripensarci a distanza di anni ti vengono gli occhi lucidi. E pazienza se sei Maicon, uno dei terzini destri più forti della storia del calcio che, soprattutto negli anni d’oro, tutto poteva ispirare tranne che tenerezza. E invece anche i duri hanno un cuore, almeno stando allo Slide Show fotografico del brasiliano che la Roma ha mandato in onda ieri sera a tre giorni dal suo derby del cuore, la sfida ai nerazzurri di Mancini. Difficilmente scenderà in campo, al suo posto dovrebbe esserci ancora Florenzi («non ha il mio fisico, ma ha tutte le qualità per poter far bene il terzino e sempre a testa alta»), ma Maicon si sente a tutti gli effetti ancora parte integrante del gruppo: «Perché è grazie alla Roma che ho dimostrato che nel calcio non ero ancora morto».
LA ROMA – Grazie Roma, allora, per queste ultime tre stagioni, avare di successi ma non di emozioni: «Questa squadra mi ha consentito di dimostrare che ero ancora vivo nel calcio. Ringrazio Garcia, che mi ha voluto e chiamato dicendomi che mi avrebbe dato l’opportunità di dimostrare ancora il mio valore. Spero di averlo fatto». In attesa di capire quello che succederà a giugno – il rinnovo automatico di contratto è quasi impossibile visto che è lontana la quota necessaria di presenze, Maicon spende parole d’affetto e stima per Totti, De Rossi e soprattutto Spalletti, grande avversario degli anni d’oro dell’Inter: «Ci siamo stretti la mano perché ci volevamo e vogliamo aiutare. Ho fatto stampare la mia foto con lui, è un grande tecnico, volevo lavorarci insieme e sono contento che sia venuto alla Roma. Conosce bene l’ambiente, ha una filosofia precisa, stiamo crescendo. Ogni tecnico ha il suo metodo, capiamo al volo ciò che vuole». Il passato? Dimenticato, anche se, con un pizzico d’orgoglio, Maicon rivendica: «Alla fine gli scudetti di quegli anni lì li ho vinti sempre io. Ma Roma-Inter era la partita più difficile, Spalletti sapeva bene quali era no i nostri punti deboli».
L’INTER – Sia Mancini sia Mourinho, però, hanno sempre avuto la meglio sul suo attuale allenatore: «Devo ringraziarli entrambi. Mou è un allenatore vincente, sono contento che abbiamo fatto insieme la storia. Mancini è un grandissimo tecnico e una grandissima persona. La Champions vinta resterà indimenticabile, sono stato felice per me e per Moratti, un presidente che avrebbe meri tato di più». E l’emozione continua.