Ma gli scontri diretti restano il neo. E con DDR va invertito il trend

Corriere dello Sport (U. Trani) – Niente da fare. Appena si alza l’asticella, la Roma non è in grado di saltare l’ostacolo. Anche con De Rossi in panchina, la trappola scatta appena incrocia la big, in questo caso addirittura la capolista. E si pianta. I giallorossi pesano l’avversaria – pure nel pomeriggio in cui per metà partita il ritmo sembra quello giusto per fermare, all’Olimpico, l’Inter leader in Serie A – e sul più bello vanno ko .

In campionato sono già 8 le sconfitte, cioè un terzo delle partite giocate (24) in questo torneo. E se si sommano anche quelle contro lo Slavia Praga in Europa League, costata il primo posto nel gruppo G e quindi lo sforzo supplementare del play off con il Feyenoord, e quella nel quarto di Coppa Italia contro la Lazio, sono 10 (su 32 gare totali, contando pure quelle delle coppe).

La classifica, a guardarla prima dei match della domenica, resta decente: quinto posto, a -1 dalla zona Champions. Ma la lettura deve essere più profonda. La Roma ha giocato più partite delle sue principali rivali. Addirittura due in più dell’Atalanta quarta (e già a +1), del Bologna settimo (rincorre a -2), del Napoli ottavo (-3) e della Fiorentina nona (-4). Anche la Lazio sesta (-1) deve recuperare un match. Questo sta a significare che il percorso per tornare a giocare la principale manifestazione europea resta davvero complicato. E gli scontri diretti, ai quali abbiamo accennato sopra, incideranno sul piazzamento finale.
La Roma, dunque, deve cambiare contro le big, migliorando il raccolto: sarà il compito principale di Daniele, pure per cancellare quanto sta accadendo a questo gruppo da due anni e mezzo. Solo 6 successi in 30 scontri diretti, prendendo in considerazione le prime quattro dell’attuale classifica, più la Lazio.

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