Ma dal Napoli in giù, l’Italia è senza difesa

Il Giornale (R.Signori) – L’insostenibile leggerezza delle difese italiane rischia di sferrare un serio colpo basso ad una tradizione e ad una fama conquistate in anni e anni di duro lavoro ai fianchi degli attaccanti di ogni nazione e qualità calcistica. Si dirà: non è da oggi, cioè da questo inizio di stagione, che i difensori italiani sembrano diventati burrosi e le difese si sono trasformate in gustosi gruviera. No, ma il trend di questi primi mesi, tra campionato e Champions, induce al pessimismo. Direte: inutile ripensare alle rocce del passato, tanto per citare gli ultimi 50 anni: Roberto Rosato e Filippo Galli, Guarneri, Burgnich e Riccardo Ferri, Gentile, Salvadore e Brio, Collovati, Poletti, Vierchowod, Ferrara, Costacurta, Nesta, Cannavaro, Bruscolotti fin alla famiglia Maldini e alla stirpe dei liberi: Picchi, Scirea, Baresi. L’ultima di queste fortificazioni pareva essere costruita con il trio Bbc (Barzagli, Bonucci, Chiellini) che poi diventava quadrilatero con la quarta B di Buffon. Quest’anno, invece, quell’arte sembra dispersa e non tanto per l’assenza di Bonucci, andato a rimediare figuracce a Milano, quanto per l’inesorabile avanzare dell’età dei suoi autentici pilastri. Bonucci, il più giovane, è stato anche il più sopravalutato: soprattutto come difensore puro.

La classifica della serie A e i primi turni Champions hanno regalato emozioni pari alle delusioni provocate dalle difese. Gli inglesi, con inconsapevole senso dello humor, hanno lodato la nostra serie A ricca di gol. Non sapendo di toccare il nervo scoperto: tante reti segnate sono troppi gol subiti, guardando l’altra faccia del pallone. Abbiamo visto il Napoli rovinarsi le partite di Champions (anche nel passato) per l’allegria difensiva. La Roma non ha fatto il colpo contro il Chelsea per l’inguaribile sbadataggine di Juan Jesus, da anni in Italia senza nulla aver imparato. E questo la dice lunga sulla capacità di insegnare dei nostri tecnici. Ecco il punto: gli allenatori non insegnano a difendere con tosta attenzione, i giocatori prendono la difesa a zona come un gioco salottiero anziché andare a francobollare gli attaccanti, l’assetto difensivo non gode più di certi stopper davanti alle retroguardie come capitava quando c’erano Desailly e Deschamps, Rijkaard e Furino, Gattuso e lo stesso Vidal che pare sulla via del ritorno.

La Juve ha subito, in tre partite Champions (compresa la goffa autorete di Alex Sandro), il doppio dei gol di tutto il girone di qualificazione 2016-17. Senza dimenticare che, dagli ottavi alla finale, ha subito una sola rete. Oggi in campionato le medie-gol parlano a favore del Napoli. In effetti la miglior solidità difensiva della squadra di Sarri è l’unica novità. E così la solidità imprevista dell’Inter che, pur rischiando colpi al cuore, ha un invidiabile rapporto fatti–subiti (17-5) contro quello più eclatante del Napoli (26-5) ma che ha portato solo due punti in più. La Lazio, terza, è già sott’acqua (10 gol subiti). Ricordiamo che la Juve ha vinto il campionato passato incassando 27 reti (oggi sono 7): soltanto Napoli, Inter e Roma (5 gol presi, una partita in meno giocata) sono ancora in media. E sabato Napoli e Inter ci diranno di qual vizietto vanno zoppe. Se vizietto sarà.

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