Ma che fatica essere Alisson

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Gli togliamo la sete col prosciutto, dicono nel centro Italia. Probabilmente anche altrove. In certi ambienti l’espressione equivalente è: troppa grazia, Sant’Antonio. Alisson Ramsés Becker detto Alisson s’era stranito lo scorso anno perché giocava poco. E non giocava mai in campionato, soprattutto, torneo in cui imperava Wojciech “Codice Fiscale” Szczesny. Eccolo servito. Lo hanno buttato in campo come sulla passerella dei pirati, tuffati e non tornare più su. La Roma, con tutto il dubbio beneficio del rinvio della partita con la Sampdoria, ha disputato in questa stagione otto gare ufficiali. Sei in campionato, due in Champions League, c’era sempre lui, Ramsés Becker detto Alisson. In più di un’occasione, meno male che c’era. Anche a San Siro con il Milan, per non andare troppo indietro dove la memoria può scivolare.

LAVORATORI – Novanta minuti a botta (più i recuperi), dunque 720 minuti in totale e per fortuna la Roma si è risparmiata l’ostacolo alto dei preliminari di Champions League. Il Napoli non ha potuto e infatti dall’altra parte si affaccia un portiere persino più lavoratore di Alisson. Pepe Reina, come il collega romanista, ha giocato sempre e comunque, sette giornate di campionato (Alisson, ripetiamo, ha messo nel freezer il turno con la Samp), due di Champions League e prima la partita doppia con il Nizza nei play-off. D’altra parte, per buona misura Alisson si è impadronito incontestabilmente della porta della Nazionale brasiliana e ha vissuto in pieno le ultime partite delle qualificazioni mondiali. Reina d’altra parte nel Napoli ha alle spalle Sepe mentre Alisson potrebbe anche ogni tanto lasciare campo libero a Skorupski, che lo scorso anno a Empoli è stato uno dei migliori portieri del campionato. Invece al momento non ci pensa lui e non ci pensa nessuno, nemmeno lo stesso Skorupski. Il brasiliano sta giocando troppo bene, qui sta il punto. Tenerlo a riposo in una partita come quella con il Napoli andrebbe contro la razionalità. Non contro il buon senso, tuttavia.

RIPOSO – E’ il prezzo da mettere in preventivo quando decidi di investire su un giocatore sudamericano di alto livello. Vanno, vengono, assorbono fusi orari nocivi. E’ più questo a logorare i portieri che le partite in sé, che le attese per i palloni avvelenati. Ammesso che Alisson sia sostenuto da qualche superpotere, non sarà quello che consente di dilatare il tempo. Avrà due giorni per rimettersi in sesto dallo stress, dalle irregolarità nel ciclo del sonno e dal viaggio e poi mettersi tra il Napoli e la porta della Roma. Il Brasile ha giocato la scorsa notte, oggi tutti tornano dove hanno eletto la residenza, facile che domani Di Francesco dia al portiere un giorno di riposo. Gli resteranno l’allenamento di venerdì e la rifinitura di sabato. Non un gran male: semmai saranno stanchezza e fuso orario a infastidire. Ma che Alisson sorvoli sulla partita con il Napoli, probabilmente la più importante di questa prima parte della stagione, dopo averne digerite tante altre più noiose è difficile da credere.

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