La Repubblica.it – Luis Enrique ci crede: ”Tre partite per volare”

Chi pensava che il concepimento fosse figlio dell’estate, dovrà ricredersi. La gestazione della nuovaRoma è appena iniziata e i tempi sono quelli canonici perché una nuova vita veda la luce: “Ci servono 8 o 9 mesi“. Di fatto, una stagione intera: appuntamento al prossimo campionato, allora? Non proprio.
“TRE PARTITE PER IL PRIMO POSTO” – La creatura che ha in mente Luis ha già voglia di iniziare a sognare. Come il proprio allenatore: “Abbiamo tre gare in una settimana. Una squadra che farà sette o nove punti potrebbe essere in testa alla classifica“. Augurio, speranza, ambizione, di chi sa però di non essere infallibile: “Errori? Ne ho fatti tanti“. Difficile capire se il tecnico creda davvero a una Roma da primato o meno, intanto, dovrà gestire i postumi della delusione derby. “È una partita passata, aspettiamo il prossimo derby con voglia di vincere. Questa è una settimana speciale, dopo una partita di così grande intensità, ma io ho visto un atteggiamento ancora migliore della squadra. La squadra sa che per vincere deve essere al 100 per 100“, spiega l’allenatore spagnolo. Che del derby, cancellerebbe solo un aspetto: “La troppa tensione, devo restare più calmo. Il mio dispiacere è per i tifosi, io sono sereno, succeda quel che succeda“. Non chiedetegli, però, come si fa a cambiare strada: “Non ho la pietra filosofale. L’unica ricetta magica è il lavoro  in settimana. La Roma che voglio è quella dei primi 15 minuti nel derby e devo convincere i giocatori che è quella la strada. Se poi la circolazione di palla è lenta, vuol dire che deve essere lenta per arrivare all’obiettivo di essere veloce“. Che non fosse Harry Potter lo aveva già detto, magari sorprendono i tempi: “Tra 8 o 9 mesi si vedrà se sono capace di far capire il mio calcio ai giocatori“.
“NON SONO UN TOP, MA CREDO IN ME” – Nonostante le richieste del tecnico, è bastato molto meno tempo per far dire a Baldini che la Roma ha già un grande allenatore. Che, però, si schernisce: “So che allenatore sono. I top sono Guardiola e Mourinho, che vincono tutto. Io ho fiducia in me, sennò non sarei qui, a Barcellona vivevo bene. Non importa se vengo considerato top o tap“. Anche per questo, forse, il guru spagnolo non dimentica un filo di scaramanzia quando gli si fa notare che la Roma non ha mai preso gol nel primo tempo: “Dirlo porta sfiga“, recita dimostrando di aver già imparato benissimo l’italiano. Catenaccio anche quando si parla delle contromisure adottate dalla Lazio per arginare la fonte del gioco romanista, e che da Palermo sono pronti a replicare: “Vogliono giocare come la Lazio? Ma giocano Cisse e Klose? Io credo giochino Ilicic e Hernandez…“. Anche così, però, qualcosa da temere c’è: “Non ho parlato con Mangia, ma devo trovare delle nuove soluzioni“. Soprattutto in difesa, senza lo squalificato Kjaer, con Heinze in dubbio e Rosi out. “Juan ha una settimana in più di allenamento – ricorda l’allenatore – ma posso scegliere anche Cassetti centrale. Perrotta terzino? Io ho giocato centravanti e terzino, è questione di mentalità“.
“LAMELA E PJANIC POSSONO GIOCARE INSIEME” – Ancora più complicato scegliere chi erediterà il ruolo di trequartista. Senza Totti(“Lo aspettiamo, ma deve recuperare senza fretta“), Lamela potrebbe consentire a Pjanic di tornare a centrocampo: “Pjanic ha fatto una partita buona con la Lazio, ma una cosa era in 11, un’altra in 10. Lamela? È in crescita come persona e calciatore, è una possibilità sempre. Insieme possono giocare, abbiamo già giocato con Totti e Pjanic, è la stessa cosa“. Indicazione chiara che sembrerebbe far pensare alla voglia di riproporre la formula utilizzata con Atalanta e Parma, le uniche due vittorie dell’anno. Ma guai a fidarsi delleindicazioni di Luis: “Questa settimana per voi sarà difficile indovinare la formazione“. Già, perché con tre partite in sette giorni, diventa indispensabile il turnover: “La situazione ci beneficia, abbiamo tantissimi giocatori e molti non giocano sempre. Se per qualcuno è una situazione pericolosa, per me è positiva. Abbiamo bisogno di tutti e questa settimana anche di più“. Utilizzando, magari, anche chi fino a oggi è rimasto a guardare: “Simplicio ha giocato bene con l’Atalanta, era uno dei pochi che nel derby non meritava di restare fuori“. Lo meritavano invece gli altri esclusi, da Juan a Greco, da Taddei a Okaka? “No, non lo meritava nessuno“. Il dubbio, resta.
La Repubblica.it – Matteo Pinci

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