Repubblica.it – Luis Enrique: “Anche se perdo a Parma non mi dimetto”

Il tempo per esperimenti e rivoluzioni è finito davvero. Classifica impietosa, sebbene divisa con il Milan, e manovra ancora arrugginita, pochi gol e nessuna vittoria nelle prime cinque gare ufficiali: i problemi della propria squadra li conosce bene anche Luis Enrique che, per questo, fissa i traguardi immediati, rimandando a giorni migliori le speranze per il futuro: “L’obiettivo è vincere a Parma”. Anche in caso di ennesimo flop, però, nessuna scelta drastica: “Non penso di dimettermi”.
“NON VENDO FUMO E NON MI DIMETTO”  –  Troppe cose non vanno, negli ingranaggi costruiti dal tecnico spagnolo. Che, però, non si nasconde: “Il responsabile di tutto quanto di negativo accade sono io. Quello che avete visto con il Siena non è il mio modello di gioco. Non vogliamo tenere la palla in una zona di campo non decisiva”. Ma con chi gli chiede se non sia presto per essere considerato un grande allenatore, Luis è altrettanto schietto: “Sono un buon allenatore. E lo dico solo perché sono modesto. Questa è una situazione difficile, ma non vendo fumo”. Anche per questo, a un addio anticipato alla causa giallorossa non ha alcuna intenzione di pensare: “Dimissioni?  –  si chiede sorridendo  –  No, non penso di dimettermi se perdo a Parma. E non chiedo fiducia, ma tempo”. Tempo per i giocatori, per lavorare, per ricostruire quello che fino ad oggi non è andato. La missione, in fondo, è fin troppo chiara: “Quello che cerco di creare è la migliore versione possibile della mia squadra”. Così come l’obiettivo dichiarato: “Il mio obiettivo è vincere a Parma. Non penso al futuro adesso, guardo il presente”.
“NON CAMBIO LA MIA IDEA DI CALCIO”  –  Al di là dei propositi, però, Luis Enrique deve fare i conti con il proprio, crescente, nervosismo, le primissime crepe in uno spogliatoio che inizia a farsi domande sulla scelta degli uomini (Perrotta ha mostrato apertamente al tecnico le proprie perplessità per l’impiego da esterno). E, soprattutto, la delusione del pubblico, che dopo gli applausi nella sconfitta con il Cagliari, ha fischiato il pareggio di giovedì e inizia, via etere, a contestare le scelte del tecnico.
“PER STRADA SOLO INCORAGGIAMENTI” – Costretto dunque ad affrontare il problema: “La gente è delusa? Senza dubbio. Ma per strada i tifosi mi dicono di non mollare, sono ottimisti. Mi piace l’atteggiamento dello stadio, non ci fischiano mai fino alla fine. E la squadra ha bisogno di questo”. Nonostante i dubbi anche dell’ambientò, L’allenatore di Gijon non intende studiare soluzioni alternative. Anzi: “Non ho intenzione di cambiare il mio credo calcistico  –  giura  –  continuo a cercare un calcio offensivo, anche se i numeri non mi piacciono. Credo che un bravo allenatore debba saper ottenere il massimo da ogni elemento”. Proprio per questo, però, lascia perplesso l’utilizzo di Totti sulla trequarti, o la collocazione in una zona troppo arretrata di De Rossi. “Totti dietro le punte ha libertà totale, De Rossi invece mi serve in quella posizione per costruire l’azione. Io voglio vedere la migliore versione di ogni singolo, di De Rossi e di Totti in particolare. Daniele e Francesco hanno un rendimento ottimo. A me non preoccupa la situazione dei singoli, ma sono preoccupato del gruppo”.
DIBENEDETTO PREOCCUPATO  –  Del gruppo è preoccupato anche DiBenedetto. Ieri sera, nel corso di un ricevimento nella residenza dell’ambasciatore giapponese organizzata per l’amichevole organizzata tra i Giovanissimi della Roma e l’under 14 del Vegalta di Sendai, città tra le più colpite dalla catastrofe dell’11 marzo scorso, il prossimo presidente ha garantito “Massima fiducia verso il tecnico e la squadra”, chiedendo “pazienza ai nostri tifosi”. Al termine della serata, però, il proprietario del club si è soffermato qualche minuto con l’a. d. Fenucci e l’avvocato Baldissoni per chiedere conto, nuovamente, dei motivi di un avvio stentato. Nessuna volontà di cambiare, solo il timore che la situazione si faccia di settimana in settimana più difficile. Anche per l’allenatore stesso. Una preoccupazione legittima.
Repubblica.it – Matteo Pinci

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