Gazzetta dello Sport – Luis nuovo fa buon brodo. Ma durerà?

Meno dominante, più dominata. Meno bella, più pratica. Come hanno notato i tifosi romanisti, meno catalana, più testaccina. Suggestioni confermate dalle statistiche della partita: possesso palla per la prima volta sotto il 50%, scarsa supremazia territoriale e pericolosità in picchiata. (…)
Non è un stato un caso. Luis Enrique la partita l’ha preparata così: rinunciando al suo marchio di fabbrica, il 4-3-3 di scuola Barça, per un più spallettiano 4-2-3-1, e in questo modo tenendo i terzini più bassi, proteggendo la difesa, togliendo ossigeno a Pirlo (con Pjanic addirittura), lasciando Totti vicino alla porta e i suoi colleghi Osvaldo e Lamela, più ali che punte, chiamati a ripiegare e ripartire come molle.

In sostanza, Luis Enrique ha pensato prima ad adeguarsi all’avversaria, poi all’identità della sua squadra. Non era mai successo. Per la prima volta in questa stagione — si è sentito dire ieri nelle radio — «Luis ha fatto l’allenatore e non il fenomeno». Baldini ha gongolato: «Lo avevo detto che non era così talebano». Bene, non resta che chiedersi: durerà? A Napoli l’ardua sentenza.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

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