Il Messaggero – “Basta, torna in Spagna”

Un girone dopo, siamo di nuovo allo stesso punto. Era il 5 dicembre quando al ritorno da Firenze (e i viola saranno i prossimi avversari domani, ndc) Luis Enrique alla stazione Termini venne insultato da una ventina di tifosi. Scena che si è ripetuta l’altra notte. Ore 2,30 del mattino di lunedì: la Roma atterra all’aeroporto di Fiumicino dove ad attenderla ci sono una cinquantina di persone. Non poche, visto l’orario. All’uscita della squadra, partono le prime urla verso il tecnico. «Tornatene in Spagna» il leit motiv dei cori dei sostenitori giallorossi che hanno poi invitato sia l’allenatore che la squadra ad «andare a lavorare». Contestazione che non è trascesa tanto che l’intervento della polizia ha solamente aiutato Totti e compagni a dileguarsi nel pullman che ha riportato i giocatori a Trigoria.

Di diverso tenore quanto accaduto invece nelle radio locali, divenute negli anni il reale termometro dell’umore della tifoseria. Se fino alla gara con la Juventus il partito dei pro-Lucho più o meno annoverava le stesse unità di chi mal sopportava (e sopporta) l’allenatore spagnolo, da quanto ascoltato ieri i fedelissimi di Luis Enrique si sono ridotti ad un piccolo zoccolo duro. Sempre più numeroso, invece, il partito dei pentiti: «L’ho sempre sostenuto, perché mi piaceva l’idea di calcio che voleva proporre – la considerazione di un tifoso – ma dopo che ho visto Perrotta, che non giocava da cinque mesi, in campo e Totti in panchina non lo capisco più».

Gli si accoda un altro deluso: «E io che quest’anno speravo di divertirmi. Finora si divertono solamente gli altri. La Roma si è fermata a Bologna: dopo Natale il buio, non si vede più nulla. Sembra quasi che la squadra giochi contro l’allenatore». Altri sono più duri nel giudizio: «È il peggior allenatore della storia della Roma, peggio anche di Carlos Bianchi. Mai avevo visto una Roma incapace di concludere almeno una volta in porta. Grazie Luis per averci fatto umiliare davanti a tutta Italia e grazie a Baldini e Sabatini che lo hanno scelto e che continuano a difenderlo». C’è poi chi si domanda come è possibile pensare ad un futuro con il tecnico asturiano ancora a Trigoria: «Ma vi immaginate cosa potrebbe accadere al primo pareggio il prossimo anno? Deve andare via per il suo e per il nostro bene».

Altri utilizzano l’ironia: «Via Luis Enrique è il nuovo indirizzo per mandare le nostre lamentele alla Roma». Molti sembrano esasperati: «In 35 anni non mi era mai capitato di andarmene via prima allo stadio o spegnere la televisione, nemmeno in occasione del 7-1 di Manchester. L’altra sera, alla quarta rete di Marchisio, non ce l’ho fatta più e me ne sono andato a dormire».

Critiche anche per il mental coach: «Ma mi spiegate che ci sta a fare Llorente? – si domanda una signora – Ma non dovrebbe curare l’aspetto psicologico della squadra e l’approccio alla partita? Ieri dopo 8 minuti era finito tutto. E non è la prima volta che accade». Lo spazio per i fan di Lucho è minimo: «Non posso credere che abbia detto alla squadra di entrare in campo senza attributi. E poi se attacca è un pazzo, se si difende non capisce nulla. Non è giusto criticarlo così», afferma un ragazzo.

Un altro prova a giustificare il momento no con «la rosa non adatta. Ma cosa può fare con Rosi e José Angel esterni, Kjaer in difesa e con un centrocampo lento e che si propone poco? Bisogna rifondare questa squadra e dargli i giocatori adatti per il suo tipo di gioco». Dimenticando forse, che l’asturiano ha già potuto usufruire la scorsa estate della seconda campagna acquisti più onerosa della storia del club, dietro solo a quella che poi regalò lo scudetto nel 2001.

Il Messaggero – Stefano Carina

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