Lazio – Roma, Lotito: “Il derby non ha favoriti”

Il la tensione pre-derby si fa sentire anche in casa Lazio. A parlare stavolta è Claudio Lotito, presidente del club biancoceleste.

Claudio Lotito ieri è andato a Formello per caricare la squadra in vista del derby. Dopo cinque sconfitte di fila, non sopporterebbe un’altra battuta d’arresto. Ha scelto un profilo basso, non si è esposto, ha lasciato quasi che questa vigilia scorresse in silenzio.

Presidente, Reja è uno dei tre tecnici della A alla terza stagione con la stessa squadra: al Napoli Mazzarri l’ha preceduto di tre mesi; a Novara Tesser è partito dalla Prima Divisione. Perché i tifosi l’avevano indotto a dimettersi?

“È un professionista che non si fa condizionare. Ha la fiducia della società, assoluta, anche della squadra. Non si capisce dove sia la questione”.

Nei confronti del tecnico c’è la stessa prevenzione che visse lei, soprattutto nei primi campionati?

“Sicuramente. L’atteggiamento sbagliato è contro la struttura, volto a destabilizzare, artatamente: accettiamo una critica costruttiva, non quelle distruttive, funzionali solo a demolire”.

La contestazione arriva dalla frangia che la costringe a girare sotto scorta?

“Il ragionamento è più ampio. Sono entrato a piedi uniti sul sistema, per cambiarlo, intaccando interessi. Chiediamo di essere giudicati solo per quanto produciamo sul campo”.

66 anni, Reja è il veterano degli allenatori del calcio professionistico italiano. Ha mai avuto la tentazione di esonerarlo?

“No, al punto che quando è sorto il problema, a livello mediatico, l’ho subito stoppato, intervenendo anche nell’interesse della credibilità del sistema”.

I tifosi chiedono al mister la prima vittoria in un derby.

“Io non gli dico nulla, sa quel che deve fare, è all’altezza”.

Domenica sera chi è favorito?

Non c’è, nella stracittadina. Mi auguro che la tifoseria rispetti le regole. C’è molta tensione nell’ambiente esterno, tanta pressione dei media, spero che la Lazio si esprima al 100%”.

Preoccupato per le condizioni del tedesco Miroslav Klose?

“La situazione non è allarmante”.

Ha 32 anni, da due era ai margini del Bayern, ma era vice-capocannoniere nella storia dei mondiali, ha già segnato tre reti pesanti.

“Me l’aspettavo, è un grandissimo professionista. Ha qualità morali, agonistiche e freschezza mentale”.

Il franco-senegalese Djibril Cisse viene da 47 reti nel biennio greco, al Panathinaikos.

“Altro grande acquisto. La coppia accresce la maturità della squadra, ora ha una logica internazionale”.

L’età media non è troppo elevata?

“Lo scorso anno ci accusavano di essere inesperti, per ora ho ragione io”.

Federico Marchetti aveva giocato il Mondiale, con l’Italia, viene da un anno di stop al Cagliari deciso da Cellino. Nel 2009 era stato lei a “mobbizzare” il macedone Pandev.

“Non ci sono analogie fra i due casi, al di là del giudizio che all’epoca fu molto particolare, demandato a una giustizia che abbiamo cambiato: non esistono più arbitrati così sbilanciati, oggi sono affidati davvero a una struttura terza. E comunque non agimmo in violazione”.

In rosa avete ben 35 calciatori.

“Una volta mancavano i giocatori, adesso ne avremmo troppi: con tre competizioni, il turnover dev’essere importante, altrimenti non reggiamo”.

Tredici anni dopo la Coppa delle Coppe, l’Europa League sarà biancoceleste?

“Facciamo la nostra parte, per raggiungere il massimo”.

Roma e Lazio sono da scudetto?

“Il campionato è aperto, c’é grosso livellamento”.

Quanto peserà l’assenza di Totti?

“Non lo so, ignoro le problematiche altrui”.

Luis Enrique, 41 anni, potrebbe essere figlio di Reja. Le piace il suo calcio propositivo?

“Lo conosco poco, idem il collega DiBenedetto”.

Qual è la prima squadra della capitale?

“La Lazio, nata nel 1900, 27 anni prima dei giallorossi”.

Il rapporto dei tifosi però è di 2,5 romanisti contro uno dell’aquila.

Non sto a fare il censimento”.

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