L’orgoglio e il riscatto dopo gli anni bui con l’estro di da Costa

La Repubblica (S.Fiori)Periodo duro, quello a cavallo tra la fine degli anni ’40 e l’inizio del nuovo decennio. Il secondo Dopoguerra è, di fatto, un periodo di transizione prima della risalita. E segna il passaggio ideale di consegne dal “Fornaretto” Amadei — ceduto nel 1948 all’Inter per ragioni economiche — a due oriundi che segneranno la storia della Roma negli anni a venire: Alcides Ghiggia e Dino da Costa. Il primo arriva nella Capitale nel 1953, quando il suo nome è ancora freschissimo nella mente di chi ha vissuto la finale del Mondiale 1950: sua la rete decisiva contro i padroni di casa del Brasile, nella partita che consegnò all’Uruguay il suo secondo titolo iridato, ma che causò soprattutto quel dramma sportivo brasiliano entrato nella leggenda con il nome di Maracanazo. Proprio a Rio de Janeiro nacque da Costa, che vestirà di giallorosso nel 1955 e vincerà la classifica capocannonieri al suo secondo campionato in Italia: 22 le reti siglate nella stagione 1956/57, anno in cui transiterà a Roma anche il 35enne Gunnar Nordahl. In cinque anni e mezzo, l’attaccante carioca segnerà 71 gol in Serie A: è ancora oggi l’ottavo marcatore più prolifico nella storia del club. Suo il record di centri nei derby capitolini: 12, uno in più di Totti.

Sia lui che Ghiggia indosseranno anche la maglia della Nazionale italiana: della spedizione ai Mondiali del ’58 farà parte l’uruguaiano, che chiuderà la sua avventura romana vincendo la Coppa delle Fiere nel 1961 e che entrerà nel 2014 — un anno prima della sua morte — nella Hall of Fame giallorossa. Con Ghiggia arriverà anche il terzo posto nel 1955, piazzamento più alto dai tempi del primo scudetto: in quella stagione esordirà Giacomo Losi, futura bandiera della squadra. Il podio in Serie A permetterà alla Roma di disputare la Mitropa Cup (la Coppa dell’Europa Centrale): il 9-5 complessivo della doppia sfida con il Vojvodina di Novi Sad costerà però l’eliminazione al primo turno. Il terzo posto e l’ingresso in Europa, come anticipato, tracciano la linea di demarcazione ideale rispetto alle travagliate stagioni precedenti. Nel 1947/48 e nel 1949/50 la squadra si salva solamente nelle ultime giornate. Il 20 marzo 1949 muore inoltre Italo Foschi, il primo presidente. Il 1951 segna invece la prima e unica retrocessione nella storia della Roma: l’ex portiere Guido Masetti, chiamato in fretta e furia a fine campionato, non riuscirà a evitare la Serie B. L’anno successivo sarà invece Gipo Viani a guidare i giallorossi alla risalita nella massima serie. Nel 1953 e nel 1956 la Roma parteciperà poi a due edizioni della Pequeña Copa del Mundo, una sorta di antesignana del Mondiale per Club organizzata in Venezuela, si piazzerà una volta seconda (dietro il Corinthians) e una volta quarta.

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