Il Sole 24 Ore – Longarini gioca la carta Borghesiana

La passione per il calcio è una costante nella vita di Edorado Longarini, imprenditore marchigiano. Il proprietario della Ternana Calcio, Prima Divisione ma ormai lanciata verso la Serie B, ed ex presidente dell’Ancona Calcio ai tempi della Serie A, avrebbe un ritorno di fiamma per la As Roma. Dopo le indiscrezioni su dei contatti preliminari con UniCredit per rilevarne tutta o in parte la quota, filtrano le prime indiscrezioni sul piano Longarini. A muoversi potrebbe essere in realtà il figlio e tutta l’operazione ruoterebbe attorno all’impianto della Borghesiana. Dagli uffici di Roma, quartier generale dell’imprenditore, nessun commento come vuole l’agiografia del personaggio che da anni, si dice, non parla al telefono coi giornalisti: Longarini ieri era fuori città per affari. Il nome di Longarini era già uscito tra i possibili acquirenti del club giallorosso alla fine del 2010, quando la famiglia Sensi l’aveva messa in vendita.

Un passato nella politica tra le fila della Democrazia Cristiana, Longarini è stato al centro di diverse inchieste nello scandalo Tangentopoli. Indagini che si conclusero con una condanna in primo grado a 10 anni, ridotta in appello a 3 anni e 8 mesi e poi annullata dalla Cassazione (il processo è stato poi trasferito a Perugia, dove Lon garini è ancora in attesa di un giudizio definitivo). Il club è attualmente alle prese con l’aumento di capitale da 80 milioni voluto da Thomas DiBenedetto: la ricapitalizzazione è in realtà un’operazione autonoma e parallela a quella di Longarini che per ora avrebbe avuto solo contatti con UniCredit e non con la società. Dalla banca rispondono che “non risultano trattative in corso per l’As Roma”. Ma a UniCredit non è certo sfuggito che la Borghesiana, complesso sportivo-alberghiero di 17 ettari alle porte di Roma, avrebbe un duplice vantaggio: è un asset immobilare con un valore concreto e reale e costituirebbe una valida alternativa a Trigoria, l’attuale campo di allenamento della Roma ormai vecchio e fatiscente, scomodo e poco sicuro. Occorrebbe un cospicuo investimento per irmetterlo in sesto se lo Longarini conferisse il suo impianto. Sarebbe uno scambio carta contro carta: asset in cambio di azioni della Roma in mano a UniCredit? Oppure Longarini potrebbe anche comprarne di nuove sul mercato? Per ora solo ipotesi da verificare.
Il Sole 24 Ore – Simone Filippetti

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