Lo studio. Quante Roma, forse troppe

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – La Roma non cambia solo in difesa. Cambia in blocco. E’ il sistema Sabatini, che smonta e ricostruisce la squadra ogni anno sfruttando la competenza e la creatività che – a volte – compensano i vincoli finanziari ai quali la società è sottoposta già dal 18 agosto 2011, giorno del passaggio ufficiale di proprietà alla cordata statunitense guidata da James Pallotta.

REDUCI – Nelle cinque stagioni del nuovo corso, la Roma ha sempre stravolto la formazione titolare. Per scelta o necessità. Mai, tra un anno e l’altro, ha resistito uno zoccolo duro tanto è vero che, dopo la partenza di Pjanic, soltanto Totti, De Rossi e il terzo portiere Lobont hanno attraversato l’intero periodo (e anche di più). Il resto è stato una rivoluzione continua, un moto perpetuo che a conti fatti ha generato preziose plusvalenze ma nessun titolo in bacheca, come ha sottolineato il re del mercato Mino Raiola nell’intervista pubblicata ieri dal nostro giornale.

IL DATO – Non è mai successo, ad esempio, che siano stati confermati tra un campionato e l’altro più di cinque titolari. La causa va cercata soprattutto nel reparto difensivo. Tra il 2011 e il 2016 la Roma ha avuto tre portieri diversi (Stekelenburg, De Sanctis e Szczesny), quattro terzini destri (Rosi, Piris, Maicon e Florenzi), altrettanti terzini sinistri (Josè Angel, Balzaretti, Holebas, Digne) e un via vai infinito di difensori centrali, in cui per molti giocatori la permanenza a Trigoria è stata assai breve: i vari Kjaer, Heinze, Marquinhos, Benatia e Yanga-Mbiwa hanno fatto toccata e fuga, richiamati da nuove esperienze professionali o da offerte molto convenienti per la Roma.

INCIDENTI – A volte i ribaltoni sono stati determinati dagli infortuni: Balzaretti ad esempio aveva appena carburato, segnando un gol importantissimo nel derby con la Lazio, quando si è dovuto fermare per il problema fisico che gli è costato la carriera. Non meno sfortunato è stato Strootman, che ha perso tra un’operazione e l’altra quasi tre anni di calcio. Ma in questo caso si può affermare che non tutto il male sia venuto per nuocere: Sabatini aveva già preparato l’eventuale cessione di Strootman comprando Nainggolan (lo ha rivelato lo stesso Radja poche settimane fa) e adesso si ritrova in rosa due centrocampisti di grande livello che torneranno molto utili a Spalletti.

ECCESSI – L’anno più turbolento, sul piano dei cambiamenti, è stato il primo, come era giusto che fosse: 9 titolari su 11 a disposizione del giovane allenatore Luis Enrique erano diversi rispetto a coloro che avevano concluso l’ultimo campionato dell’èra Sensi, prima con Ranieri e poi con Montella: in comune, nemmeno a dirlo, c’erano solo Totti e De Rossi. Ma anche nella stagione successiva, con lo sbarco di Zeman, la società ha usato le cesoie: 7 novità, a cui il nuovo tecnico ha poi aggiunto le provocazioni in porta (l’uruguaiano Goicoechea, ora al Tolosa, al posto di Stekelenburg) e a centrocampo (il pupillo Tachtsidis preferito a De Rossi «che per me non è un regista ma un interno»).

CAUTELA – Nelle prime due estati di Rudi Garcia la Roma si è un po’ “calmata”: cinque cambiamenti nella formazione titolare, al netto degli spostamenti di ruolo del jolly Florenzi. Era un interno con Zeman, con Garcia invece ha fatto prima l’esterno offensivo e poi il terzino. Ma una nuova rivoluzione ha avuto luogo tra l’estate scorsa e gennaio, con l’inserimento di 7 nuovi titolari. Alcuni, come Perotti ed El Shaarawy, sono entrati in scena quando già si era insediato Luciano Spalletti. Che ora guida il nuovo cantiere Roma: ha già salutato tre titolari del suo semestre (Pjanic, Digne, Keita) e si prepara a costruire una squadra che possa superare senza paura il playoff di Champions League. A mercato ancora aperto però: quindi vedrete, Sabatini non si fermerà qui.

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