L’Italia delle beffe vede la catastrofe

Il Giornale (M.Di Dio) – Il Mondiale per l’Italia resta lontano, tanto che le nubi di una bocciatura iniziano a ad affacciarsi minacciose in casa azzurra. Il ko di misura della Friends Arena sarà ancora recuperabile tra due giorni a San Siro vincendo con due gol di scarto e con un canovaccio della gara che dovrà essere molto diverso, ma la nuova prova incolore dell’Italia non lascia tranquilli. Nemmeno con i senatori in campo e un modulo più a “misura” dei giocatori non si sono visti i passi avanti auspicati. Servivano cuore, orgoglio e concretezza (leggi il gol auspicato da Ventura alla vigilia). Invece, stretta nella morsa dei coriacei svedesi, sospinti dai 50mila presenti nell’impianto di Solna che applaude a lungo i suoi al fischio finale, l’Italia ha mostrato solo sprazzi di pericolosità che hanno avuto l’apice nel palo di Darmian e nel colpo di testa impreciso di Belotti agli albori del match. E non è servito nemmeno l’assalto, sterile per la verità, operato nel finale con il 4-2-4 una volta inseriti Insigne ed Eder. La fisicità dei padroni di casa, che sul piano della tecnica non hanno certo dei fenomeni, ha fatto la differenza anche perché gli azzurri sono apparsi spesso in soggezione senza mai riuscire a cambiare l’inerzia di una gara vissuta a lungo in apnea.

Saranno due giorni di fuoco quelli che la Nazionale trascorrerà nel buen ritiro di Appiano Gentile (il quartier generale dell’Inter). Ventura dovrà studiare tutte le mosse per mandare in gol la squadra (un problema grave, appena tre le reti da Madrid a Stoccolma, la fase discendente della truppa), ma soprattutto dovrà costruire uno spirito combattivo che ieri ha latitato in una partita che è stata una battaglia di colpi anche proibiti. È mancato ancora Verratti, che nell’Italia non riesce proprio a mostrare le sue qualità e che con il giallo salterà la gara di ritorno a Milano. Sono mancate le punte (spesso troppo vicine come posizione) e ora Ventura deve sperare nel recupero in extremis di Zaza o magari proverà a schierare l’Eder più decisivo dalla panchina (non ieri, per la verità) che da titolare.

La gomitata di Toivonen a Bonucci nel primo contrasto in area del match lascia già intendere il copione della gara. Naso rotto per Bonucci che resta in campo, «andava espulso», ha detto il milanista. La Svezia fa quello che ha studiato: pressing e grande fisicità. Il primo tempo di un già difficilissimo playoff diventa una sofferenza per la truppa di Ventura: padroni di casa al tiro almeno quattro volte, tre con Forsberg (l’elemento di maggior talento tecnico) e una, la più pericolosa, con il già citato attaccante del Tolosa. Ibrahimovic non c’è più, applaude i suoi dalla tribuna, Berg e Toivonen sono tecnicamente meno validi ma affrontano di fisico la Bbc azzurra che rischia di riportare qualche ammaccatura di troppo. L’Italia arriva alla conclusione solo con Belotti e l’86 per cento dei contrasti vinti dalla Svezia nella prima mezz’ora danno l’idea di che partita sta andando in scena, tanto che i nostri centrocampisti portano troppo palla e finiscono per vedere chiusi preventivamente gli spazi dagli avversari.

La Friends Arena diventa un catino, il campo gibboso non aiuta, i rari fischi di Cakir nemmeno, tanto che Bonucci, Chiellini e De Rossi ricevono colpi duri senza che l’arbitro turco intervenga con sanzioni. Una gara con tanti contatti fisici fa il gioco degli svedesi e non basta un confortante inizio di secondo tempo degli azzurri. La Svezia insiste e su una chiusura in fallo laterale di Chiellini, arriva il vantaggio della truppa scandinava: il pallone indirizzato in porta da Johansson (appena entrato per l’acciaccato Ekdal) dopo il tocco di testa di Toivonen viene intercettato involontariamente da De Rossi e finisce in rete. Darmian colpirà il palo nella reazione, più di pancia che organizzata, dei nostri, ma il risultato non cambierà. Festa alla Friends Arena, scoramento dei nostri. A Milano, se vogliamo volare in Russia, servirà un’altra Italia. Ma saremo in grado di mostrarla?

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