L’Europa chiama Lukaku, ci sei?

Il Messaggero (A. Angeloni) – Di cosa ha bisogno Lukaku? Dei gol, certo. Di riposarsi, anche. Perché a forza di tirare il carro, eccolo lì, sfinito, con poca lucidità. Le gambe crollano, la testa si annebbia e Romelu bomber vero sparisce nella pioggia. I gol non arrivano (anche) per questi motivi fisici, che sono il motore di un atleta. Arriva l’Europa, che per lui è il giardino di casa, il palcoscenico dei record, diciotto gol in quattordici partite di fila.
E la Roma ha bisogno di Lukaku, che ha già messo la firma in cinque gare su sei nella fase a gironi, Il Lukaku visto contro l’inter e apparso già lontano dalla Roma e da Roma, sappiamo tutti quanto sia difficile pensare di riscattarlo. Però sappiamo anche che Lukaku fino a giugno vestirà la maglia giallorossa e lui vuole onorarla fino all’ultimo giorno. E come? Con i gol, con le prestazioni.

Diciamo che dall’espulsione contro la Fiorentina (10 dicembre), che gli ha fatto saltare la trasferta di Bologna (17 dicembre), non è più lui. Eppure, il ruolo da titolare non lo ha messo in discussione nessuno: Romelu, con Cristante, è il giocatore più impiegato. E come Cristante, è quello più in sofferenza fisica. In campionato ha saltato le prime due con Salernitana e Verona, non era ancora un calciatore della Roma, ha giocato solo diciotto minuti all’esordio con il Milan, ottantatré con l’Empoli e poi è stato in campo sempre, fatta eccezione per Bologna, dove, appunto, era squalificato. Anche in Coppa Italia, sempre presente: due su due da novanta minuti ciascuna. In Europa League, più o meno lo stesso trend. Era atterrato a Roma con l’areo guidato dal patron della Roma, Dan Friedkin, un’immagine iconica. E a quell’immagine erano legate le ambizioni Champions della Roma.

Dai primi momenti, Lukaku aveva dimostrato di poter spostare davvero gli equilibri, poi pian piano sulla squadra hanno preso il sopravvento altre problematiche. E lui era senza colpe, ora invece è la carta mancante nella nuova Roma derossiana. Romelu, dopo aver rotto con l’Inter, si era promesso alla Juve. Oggi ha una certezza: l’anno prossimo non giocherà con la maglia della Roma. Ma qui vuole lasciare il segno e uscire senza essere ricordato come un traditore. Lasciare il segno significa aiutare la Roma a tornare in Champions e magari riprendere ad essere decisivo in Europa. Poi, si rimischieranno le carte e ciò che oggi è scontato (l’addio), magari domani non lo sarà più.

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