Lega più vicina al commissario, Malagò si smarca: «Non tocca a me»

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano – M.Iaria) – Mezzogiorno di fuoco, altra probabile fumata nera. L’assemblea della Lega di A torna a riunirsi, oggi alle 12, dopo due settimane di riflessioni che non hanno prodotto significativi passi avanti, né sulla riforma dello statuto né sulle nomine. Sono tutti d’accordo solo nel fissare al 20 agosto l’inizio della prossima stagione, con buona pace del c.t. Ventura, mentre devono ancora trovare un’intesa sulla gestione delle feste natalizie. Per il resto, è nebbia. Nessuno dei tre partiti rappresentati nel parlamentino della A (grandi, gruppo misto, medio-piccole) ha la maggioranza qualificata (14) per mettere mano allo statuto (l’articolo 19, quello sulla ripartizione dei proventi tv, si conferma scoglio insormontabile) o votare le nuove nomine: impresa cui, con certa caparbietà, ormai si dedica il solo Lotito, pure lui con scarse probabilità di successo. Difficile, molto difficile che la situazione possa sbloccarsi oggi. Facile, sempre più facile che la Lega varchi il cancello del commissariamento. Ultima chiamata, forse, il 18 o 19, proprio in prossimità della scadenza imposta dal Consiglio federale, che tornerà a riunirsi il 21: l’impresa è quasi disperata.

LOTTI VS TAVECCHIO – Ad una specie di impresa, a quel punto, sarà chiamato Carlo Tavecchio: convincere il presidente del Coni Malagò e, soprattutto, il ministro dello Sport Luca Lotti che non c’è soluzione migliore che affidare al presidente federale il commissariamento della Serie A. Ieri, sul tema, c’è stato il primo confronto a tre, lungo e schietto. Tavecchio ha messo sul tavolo un principio generale – la difesa dell’autonomia del calcio – e un fatto concreto: il gradimento sul suo nome delle sei grandi e la non contrarietà delle altre. Lotti ha obiettato con il numero, a suo dire consistente, di società che non hanno votato la sua rielezione il 6 marzo scorso. Malagò si è chiamato fuori dalla partita, lasciando il ring ai due contendenti. «Io commissario? Assolutamente no, la questione è responsabilità diretta della presidenza federale», ha commentato all’uscita il presidente del Coni. Prossimo round martedì o mercoledì. C’è ancora margine per evitare uno scontro istituzionale in cui tutti possono farsi male.

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