Corriere dello Sport (M. Costanzo) – Un tempo si diceva: “È una situazione indifendibile“. È passato del tempo, oggi si deve dire: “La Roma non è indifendibile, ma è senza difesa“. Riguardo ai risultati delle recenti partite, mi sento di consigliare a Mourinho di non prendersela sempre con gli arbitri.
Questi ultimo sono, infatti, una famiglia stretta e lui rischia di non avere un rigore per tutta la stagione. Sono anziano, ho visto in passato situazioni del genere e, comunque, la “sindrome del complotto”, del “tutti ce l’hanno con noi” è una scusa di breve durata, nel senso che presto si passa ad altro e i giudizi cambiano.
Rimango su Mourinho, perché, nel bene o nel male, è sempre – e anche giustamente – protagonista. José ha detto: “Questa è una stagione del dolore“. È vero, ma mi chiedo: chi si deve addolorare? Mourinho? I Friedkin? i tifosi o i giocatori? Basta decidere.
Poi, sempre Mourinho, si può consolare, in quanto su un quotidiano Francesco Totti ha detto: “Mourinho è il numero uno, con lui la Roma può arrivare tra le prime quattro“. Perché non credere a Totti? Però bisogna anche stare attenti alla psicologia, perché conta, nel calcio e non solo.
Se una squadra continua ad avere alti e bassi, a non camminare come dovrebbe, la psicologia di ogni singolo giocatore ne risente. Sono portato a pensare che se sul lavoro (e quello dei calciatori è un lavoro) hai un problema, poi tutto è aggredito da questo problema, anche i rapporti sentimentali e familiari.
Mi viene da dire: ma se i Friedkin organizzassero un bel torpedone e portassero tutti, anche una rappresentanza di tifosi, dallo psicoanalista? Non so per quale squadre tifasse Sigmund Freud, ma certamente approverebbe l’iniziativa.
