Le unioni incivili. E Spalletti umilia Totti: “Vai a casa”

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Il Tempo (A.Austini) –  Più che consiglio, la notte ha portato un’altra tempesta. Per la prima volta in 23 anni di carriera Francesco Totti è stato cacciato dal ritiro della Roma a poche ore dalla partita contro il Palermo giocata ieri sera all’Olimpico. Una decisione presa da Luciano Spalletti e avallata dalla società. Il giocatore ha incassato il duro colpo, si è preso qualche ora di riflessione in famiglia, poi si è presentato allo stadio per seguire la partita e oggi si allenerà regolarmente. Ma ormai la rottura è totale.

LO STRAPPO – Alla vigilia l’allenatore aveva annunciato in conferenza stampa l’intenzione di impiegare il capitano come titolare, proprio nel momento in cui qualche stanza più in là a Trigoria Totti stava rilasciando la sua intervista «esplosiva» al Tg1. Ma le parole di Spalletti non sono state avventate: prima di entrare in sala stampa era stato avvisato che il giocatore lo stava accusando pubblicamente di portargli «scarso rispetto». Una mossa tattica? Possibile. Nel caso gli è riuscita alla perfezione. A sua volta, quando Francesco ha saputo le dichiarazioni del tecnico, ha capito di aver esagerato. Ma ormai il danno era fatto e ieri mattina ne ha subìto le conseguenze peggiori possibili. Spalletti ha letto i giornali, ha guardato le facce dei giocatori scossi dal clamoroso caso e ha capito ancora meglio che non c’era altra via: la presenza di Totti sarebbe stata inopportuna, anche in panchina. Il tecnico, cacciando la «pietra dello scandalo», ha voluto proteggere il gruppo ed evitare il rischio di ulteriori distrazioni. Tra il capitano e la Roma non ha avuto dubbi: andava difesa la squadra. Percui ha convocato Francesco nel suo ufficio e gli ha comunicato la sua decisione già annunciata ai dirigenti: «Non sei convocato per la partita, puoi andare a casa». Il capitano ha replicato in modo tutt’altro che sereno, ha preso le sue cose e se n’è andato.

CAPOLINEA – Un’umiliazione così è difficile da accettare. Totti non si aspettava di arrivare a questo punto, è consapevole di averci messo parecchio del suo, ma si sente abbandonato dalla Roma. Oltre ai contrasti con Spalletti, dovuti anche a vecchie ruggini, quello che lo scuote di più è la mancanza di chiarezza da parte della società. Nell’ultimo incontro con Pallotta a dicembre non gli è stata comunicata ufficialmente l’intenzione della proprietà. Se anche fosse quella di non rinnovargli il contratto da calciatore, vorrebbe che gli americani o chi per loro glielo dicessero una volta per tutte. A quel punto farà le sue valutazioni, forte di un accordo quinquennale da dirigente già chiuso nel cassetto. Totti ha ricevuto altre offerte da Stati Uniti e Cina, ma non si vede con un’altra maglia e difficilmente può essere attratto da campionati «esotici». È pronto a smettere, ma ha bisogno di tempo per metabolizzare l’idea: ha già in mente di prendersi una lunga vacanza con la famiglia e poi di organizzare partite benefiche per l’Unicef.

PAROLA A PALLOTTA – Se a Trigoria c’era consapevolezza che la «bomba» sarebbe esplosa in questi giorni, a Boston sono rimasti sbigottiti. Anche gli americani sono delusi dal comportamento di Totti e ora toccherà a Pallotta rimettere a posto i cocci in qualche modo. Il presidente arriverà i primi di marzo e parlerà col giocatore: l’intenzione della proprietà è di trasformare subito il suo ruolo in dirigente, utilizzando la figura carismatica di Francesco dentro e fuori la Roma come ad esempio accade a Nedved nella Juve e Zanetti nell’Inter. Ma dopo tutte queste tensioni, si può immaginare davvero Totti nella Roma di oggi e con Spalletti allenatore? Anche in giacca e cravatta, sarebbe un bell’imbarazzo. Per tutti.

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