Le ammissioni di Caporilli, primo scarcerato: «Così potevamo controllare il Campidoglio»

Il geometra Luca Caporilli, ora scarcerato anche alla luce del suo contributo all’indagine, ha ammesso a verbale che la procura di Roma non ha frainteso il senso delle intercettazioni e che l’impianto dell’accusa è corretto. Ha confessato anche i pagamenti alla politica e il ruolo che, in tutta la vicenda Tor di Valle, aveva l’avvocato Lanzalone. Da sottolineare che ha sempre preso le distanze dalle scelte del patron dello stadio Luca Parnasi. Caporilli ora è accusato di associazione a delinquere: «Parnasi non ha mai fatto mistero con noi collaboratori della necessità di finanziare i partiti per potere lavorare. Sapevo che molti di loro richiedevano denaro e che Parnasi accettava le loro richieste. Non sapevo se i finanziamenti fossero leciti o illeciti». Come riporta Il Messaggero, il “pentito” ha ricostruito il rapporto del gruppo Parnasi con Lanzalone: «Era quello che cercava di risolvere i problemi, cercando anche di fare in modo che l’amministrazione comunale capisse le nostre criticità. Una sponda… un appoggio». Infine quando gli viene contestata un’intercettazione nella quale dice a un tecnico, che faceva osservazioni a proposito della viabilità per la mancata costruzione del ponte di TraianoNo, ma tu queste cose te le devi tenere per te») Caporilli è pronto a chiarire: «Intendevo dire che il Business Park si riduce, non provoca nessun miglioramento, non funziona lo stesso. Perché? Perché tanto per andare al Business Park tutte le persone continuano a fare l’Ostiense. Oltre alla eliminazione del ponte sul Tevere c’era anche la riqualificazione diversa della Via Ostiense per andare incontro alle esigenze del traffico».

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