L’Apocalisse s’avvicina

Il Tempo (M.Ciccognani)L’Italia s’è persa. Di nuovo. Aspettavamo gli Azzurri nella prima delle due partite da dentro o fuori contro la Svezia per staccare il visto per la Russia, ed invece si sono visti solo i generosi scandinavi. Che hanno vinto 1-0 l’andata alla Friends Arena di Solna, complicando non poco i piani di un’Italia che adesso lunedì a Milano dovrà ritrovare se stessa se non vuole evitare l’apocalisse. Perché il Mondiale è il Mondiale e non andarci sarebbe la peggior iattura per il calcio italiano. Vince la Svezia e pure facile, complice un’Italia mai in partita, incapace di trovare le contromisure tattiche agli scandinavi che hanno messo in atto un pressing alto per tutta la gara. Non una squadra di stelle ma di generosi operai che hanno fatto quello che era nelle loro corde. Chi è mancata è l’Italia sempre più vittima di una confusione tattica che mette spavento e preoccupa. Un primo tempo che più anonimo non si potrebbe. Attese e speranze azzurre che restano negli spogliatoi.

Niente di niente. Ventura stavolta si affida ad un 3-5-2 che significa maggior predisposizione alla fase difensiva. Obiettivo primo non prenderle poi, vediamo che succede. Succede invece che l’Italia in campo è l’ombra di se stessa. Gli svedesi non sono i campioni del mondo uscenti, Granqvist, Ekdal e Forsberg non sono neppure tre aspiranti al pallone d’oro, eppure ci mettono sotto. Gran pressing alto, tanta fisicità e niente più, che però basta e avanza per tenere in mano il boccino del gioco. Belotti ha la prima occasione ma di testa a incrociare manda a lato di poco. Poi, solo Svezia con due percussioni di Forsberg che fanno tremare. L’Italia fatica, in mezzo lascia troppo l’iniziativa agli scandinavi, la manovra non riparte, attaccanti lasciati soli al proprio destino. La Svezia ci mette almeno l’anima, non fa male e si merita gli applausi dei propri tifosi. È un azzurro sbiadito quello del primo tempo alla Friends Arena, assolutamente indecifrabile.

E non cambia la musica neppure nella ripresa. Azzurri in stato confusionale, prigionieri di un prestazione di singoli e collettivo che non esce fuori. Svedesi sempre più reattivi sulle seconde palle, noi a guardare come le celebri stelle di Antonio Giulio Maiano. E dai e dai a forza di subire, il gol prima o poi lo prendi. Accade al minuti sedici della ripresa. L’azione si sviluppa da angolo, poi palla a Johansson da poco subentrato ad Ekdal, che colpisce di prima intenzione trovando l’involontaria deviazione di De Rossi e palla alle spalle di Buffon: 1-0 e situazione che adesso si fa ancora più complicata. Entra Eder per Belotti. L’Italia deve provarci e l’occasione del pari capita sui piedi di Darmian che centra la base del palo. Poi Claesson impegna Buffon a terra. A quindici dalla fine Ventura si gioca la carta Insigne che entra per uno spento Verratti, ma il napoletano, anziché in un opportuno 3-4-3, viene impiegato nel cervellotico 4-2-4 tanto caro al cittì che lo rispolvera nel momento meno opportuno. I minuti passano, l’Italia è in preda alla disperazione e non sfonda. Vince la Svezia e adesso serve il miracolo. O forse più semplicemente ritrovare la vera Italia.

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