L’anti-Juve? Ora è la Roma. Niang spreca il rigore. Il Ninja non perdona. Adesso sfida i campioni

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La Gazzetta dello Sport (F.Bianchi) – Fuori un secondo. Ne resta soltanto uno sui talloni della Juventus. Il più prevedibile, alla vigilia. Un po’ meno, dopo la sfida. Super nelle attese, non certo nello svolgimento. Tanto per dar ragione a chi dice che questo campionato non sia allenante per le sfide con le big d’Europa. Nainggolan firma la vittoria con un classico del suo repertorio: incursione e tiro forte a giro nell’angolo lontano di Donnarumma, non messo benissimo. Davanti al c.t. del Belgio, Nainggo buca per la prima volta il Milan e consacra il ruolo della Roma come la più accreditata delle anti-Juve, in attesa dell’imminente scontro diretto allo Stadium e magari del ritorno del Napoli. Alla fine, i conti tornano quasi sempre anche nel pallone, con l’eccezione Inter che conferma la regola. Una Roma sottotono, anche per merito di un Milan mai domo, che ha confermato la sue qualità di equilibro, compattezza e agonismo. Un Milan che non ha sfruttato appieno un primo round dove è piaciuto di più e dove ha sprecato persino la chance del vantaggio con lo sciagurato Niang, al secondo rigore di fila sbagliato. Insomma, il Diavolo c’è. È più concreto lui della trattativa coi cinesi, anche se interrompe la striscia di 5 gare positive. Ha restituito un po’ della fortuna avuta magari altre volte ma esce dall’Olimpico con più consapevolezza di sé. Merita davvero di stare lassù. La Roma non è stata bella come spesso le succede — le manca tanto Salah — ma se vince anche così diventa pericolosa davvero. L’Olimpico è una fortezza: Spalletti ha vinto tutte le ultime 11 partite in casa, campionato scorso incluso, ovvio. E non perde da 20. Adesso che poi torna a riempirsi, lo stadio diventa un alleato poderoso.

AHI AHI NIANG – Lo spettacolo c’è stato a livello tattico: maestro Spalletti e allievo Montella hanno giocato a scacchi. Hanno scelto i moduli preferiti all’inizio, che però cambiavano a seconda della situazione. La Roma cambiava il suo 4-2-3-1 n 3-4-2-1 spostando avanti la pedina Emerson e accentrando l’alfiere Perotti. Il Milan invece si metteva a specchio della Roma, modificando il 4-3-3 in 4-2-3-1 con Locatelli e un buon Pasalic bassi e Bertolacci più avanzato. Già, Bertolacci: Vincenzo Montella è stato di parola ma è tornato suoi passi qualche ora prima della sfida su Honda: ha confermato Niang sulla sinistra. Una correzione del pensiero condivisibile. Il compassato Milan ha bisogno degli strappi del francese, soprattutto in trasferta. Mbaye ha raccolto molti palloni in uscita, è stato generoso, ma purtroppo ha confermato il periodo nero non solo fallendo il secondo rigore (dopo quello col Crotone a San Siro, stavolta senza prima litigare con Lapadula), ma anche sbagliando cose facili. Oddio, era in buona compagnia. Peccavano in precisione un po’ tutti rendendo la sfida un po’ meno super. La Roma è partita benino, ma un po’ sotto ritmo, con solo Nainggolan a spingere sui pedali e il solito Dzeko a scaldare le mani a Donnarumma. Restava qualche volata di Peres in versione simil Salah (fallita). Ma il Milan è un gatto attaccato alle tende. Una squadra che va su col suo passo, sta accorta, accetta la superiorità del rivale — se esiste — e agisce di conseguenza, ma quando vede un varco e capisce che può far male non se lo fa dire due volte. La prova di colpaccio è stato il preciso invito di Suso per Lapadula che non c’è arrivato per un soffio. E il tentativo vero e proprio è stato il delizioso verticale per il taglio di Lapadula atterrato da Szczesny. Comunque, tra le due ripartenze del Milan la Roma ha abbassato ancora le frequenze e un po’ si è smarrita mentre il Diavolo ha preso campo e se c’era una squadra che meritava di andare a rifocillarsi in vantaggio, quella era il Milan.

I SOLITI NOTI – Senza una superiorità netta, era palese che un episodio avrebbe deciso la sfida dei secondi. Nel secondo round la Roma è entrata un po’ più decisa e s’appoggiava molto a un Dzeko che stravinceva il duello fisico con Romagnoli, ai colpi di Perotti, agli strappi di El Shaarawy (entrato a fine primo round per il k.o. di Peres: si sospetta una frattura alla caviglia sinistra, nella notte gli esami) e alla energia illimitata di Nainggolan. Il belga è stato bravissimo a sfruttare l’occasione non solo per la conclusone ma anche per come è andato a conquistare il pallone vagante. Il Milan ha abbozzato una reazione ma sembrava aver già dato il meglio di sé. Montella ha provato a scuoterlo inserendo Mati Fernandez per un Bertolacci discreto ma ormai stanco e Luiz Adriano per Lapadula. In questo cambio c’è tutta la sofferenza del Milan in offesa. Senza Bacca e anche Bonaventura, il Diavolo perde molto in fase realizzativa. Al suo primo test impegnativo, l’italo peruviano non ha segnato, non ha entusiasmato però si è procurato il rigore e altre occasioni non ne ha avute. Rimandato, non bocciato. Ma il problema gol resta. Quello che di solito non ha la Roma, ma con Salah è un’altra cosa: inizia da ora il miracoloso tentativo di averlo a Torino.

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