La svolta degli arbitri. Voto con sorpresa: Trentalange vince ed è presidente, finita l’era Nicchi

La Gazzetta dello Sport (E. Lusena) – Non sarà la fine della Prima Repubblica, ma un po’ le somiglia. Perché la vittoria – netta ed inequivocabile, 193 voti, il 60,31% delle preferenze – riportata da Alfredo Trentalange, nuovo presidente dell’Associazione italiana arbitri, eletto dall’assemblea generale, sembra una cesura. E non solo perché arriva dopo 12 anni di regno incontrastato di Marcello Nicchi, ieri privato di un quarto mandato dal voto degli arbitri italiani. No, non basterebbe questo, anche perché chi lo ha sfidato e battuto è un ex vicinissimo dell’ormai ex presidente e non è, per sua stessa ammissione, un uomo nuovo, piuttosto, dice, “l’esperienza che porta il nuovo“.

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Primo a parlare è lo sfidante, Trentalange: toni ecumenici, nel suo stile, ma senza nominare l’avversario Nicchi punta il dito contro la poca trasparenza, l’accentramento, la mancanza di dialogo e ricorda che lui – in pieno Covid – questa assemblea l’avrebbe voluta digitale. “Il nostro metodo di lavoro sarà incentrato sul confronto e sulla condivisione finora mancati: un nuovo stile, una nuova leadership basata sui valori e sulla meritocrazia, con decisioni prese senza sbattere i pugni sul tavolo”, dice ai 320 presenti sui 329 aventi diritto.

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Tocca a Nicchi, che attacca: “Ringrazio chi mi è stato vicino in questi anni ma anche chi ha abbandonato l’Aia, pur senza ragioni. Tra questi Trentalange, al quale dico che poteva proporre idee negli anni in cui ha lavorato con l’associazione”. E poi: “Sarà il mio ultimo mandato ma il più importante. Nei prossimi anni chiederò se nelle sezioni ci sono persone che hanno spazio e voglia per fare cose, lo spazio c’è per tutti. Trasparenza? C’è sempre stata. E la meritocrazia: qualcuno si è lamentato per le valutazioni tecniche, ma chiunque abbia fatto ricorso l’ha perso. Trentalange ha sbagliato nel chiedere che questa riunione si tenesse a distanza, il nostro statuto prevede altro. Ci vuole rispetto istituzionale ,non si manda una richiesta ai prefetti.

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Si va al voto – con doppio conteggio, elettronico e scheda stampata anonima – e alle 15.55 le urne parlano. È una vittoria netta, su cui sembrano pesare regioni chiave come Piemonte, Lombardia e Calabria e a sorpresa buona parte della Toscana di Nicchi. Oltre alle assenze, rumorose e simboliche, del presidente federale Gravina e dell’ex arbitro Gianluca Rocchi, inspiegabilmente non invitato. Trentalange chiude così: “Chiamatemi Alfredo, usate la parola presidente solo quando ci sarà un problema e io capirò. Grazie al presidente Nicchi: mi ha insegnato tantissime cose e io glielo devo, il percorso che ha fatto è stato pieno di valori e impegno, ciò che ha dato resterà per sempre nel mio cuore. Siamo come alberi, possiamo perdere le foglie ma mantenere le radici. Possiamo cambiare le idee pur mantenendo intatti i principi“.

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