La stellina. Gerson è a Roma: «Qui decollerò»

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Corriere dello Sport (R.Maida) – Ha dovuto pazientare, per riavere la Roma. Anche in termini logistici. Per una serie di problemi di coincidenze aeree è arrivato a Fiumicino con circa 8 ore di ritardo. Stanco ma felice, il baby-fenomeno Gerson ha salutato i nuovi tifosi con lo slogan che anche il connazionale Alisson aveva utilizzato: «Forza Roma». Uniche parole ammesse dalla società, che lo ha prelevato all’aeroporto insieme con il vivace padre Marcao per accompagnarlo subito a Trigoria, dove lo aspettava Walter Sabatini.

RITORNO – Cappellino da baseball rovesciato sulla testa, pollice alzato, sorriso timido e barba visibile, Gerson ha trovato una cosa nuova rispetto al primo passaggio a Trigoria: la maglia con il numero. Non è la 10, come nella foto pubblicata in autunno che provocò un polverone con la questione Totti ancora in sospeso, ma la 30, la stessa che indossava nel Fluminense. A gennaio, nei pochi allenamenti svolti con i futuri compagni, gli era mancato il tempo per farsi conoscere e dimostrare il suo valore. Stavolta, dopo un mese e mezzo di vacanza che gli è stato concesso in Brasile, dovrà impegnarsi per convincere Spalletti a dargli fiducia. Perché a Spalletti interessa poco, quasi nulla, che sia stato pagato quasi 17 milioni dopo una lunga contesa di mercato con il Barcellona.

IL RUOLO – Dove potrà giocare Gerson nella Roma? Il padre Marcao, che più volte ha stuzzicato l’ira di Sabatini con dichiarazioni giudicate poco sagge, assicura che i ruoli possibili siano tre: regista, trequartista o esterno d’attacco. Spalletti non si sbilancia prima di averlo osservato da vicino. Lo ha visto in video, lo ha televisto spesso per capire, si è costruito un’idea (trequartista, ovvero un giocatore anarchico da inquadrare e plasmare) ma aspetta la prova del campo per esprimere un giudizio definitivo.

INTEGRAZIONE – In Brasile, con i ritmi flemmatici e le marcature flebili di un calcio poco tattico e poco intenso, Gerson ha mostrato una feroce abilità nel dribbling, una grande rapidità nel movimento palla al piede, e un ottimo piede mancino, anche nei tiri dalla distanza. Sul talento insomma è difficile obiettare. Ma come per tutti i ragazzi di 19 anni, è difficile prevederne i tempi di adattamento in Europa. «Per me la scelta di andare a Roma è stata la migliore – ha spiegato pochi giorni fa Gerson – è vero, c’era la possibilità di giocare nel Barcellona. Ma io e la mia famiglia abbiamo preferito cominciare la nostra esperienza nel vostro continente con un club come la Roma che è comunque glorioso e partecipa a un campionato molto importante. Ora non vedo l’ora di cominciare per dimostrare il mio valore».

COPPIA – Giovedì ovviamente sarà presente al raduno della squadra e sabato partirà per il ritiro di Pinzolo dove dividerà la stanza, almeno inizialmente, con l’altra novità brasiliana della Roma: Alisson, atteso in città per domani. Un modo per sentire di meno la nostalgia del Brasile. I due peraltro potranno parlare a lungo della delusione olimpica. Erano in ballo per tornare a Rio de Janeiro nella nazionale che affronta i Giochi in casa, invece alla fine sono stati esclusi. «Pazienza, lavorerò di più per entrare nella squadra che parteciperà ai Mondiali» ha chiarito Gerson, con uno spirito battagliero che a Spalletti piacerebbe molto. Aspettando il resto.

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