La Roma e Sabatini: cura del silenzio per ricucire lo strappo

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Enjoy the silence, nella vita e pure nei corridoi di Tri­goria. Perché un po’ di buona musica e qualche nota dei Depeche Mode può essere la via per ricucire lo strappo. Enjoy the silence, tanto la stra­da opposta ha prodotto solo danni. Il silenzio per riallaccia­re il rapporto tra Walter Sabati­ni e James Pallotta, perché si verifichi quel «cataclisma» (copyright Sabatini) che sareb­be la permanenza del direttore sportivo alla Roma. Ma la parti­ta non è ancora così compro­messa. È vero, il risultato pare scontato, ma manca ancora tanto tempo alla fine, c’è spazio per cambiare il segno della sto­ria. E per cambiarlo, più che telefonare dall’altra parte del­ l’Oceano, serve giusto aspetta­re ancora qualche settimana, il tempo necessario a far tornare a Sabatini la voglia di Roma.

BALDISSONI RESTA – Premessa: il piano non è semplice. Però qualche punto va messo in ordine. Il primo: Sabatini ha un contratto in scadenza nel 2017, al contrario di quello del d.g. Mauro Baldissoni, in scadenza a giugno ma la cui conferma non è in discussione (presto ar­riverà il rinnovo). In un collo­quio con il presidente, Sabatini ha manifestato l’intenzione di voler andar via. È lui che vuole lasciare la Roma, non è dunque Pallotta a volerlo allontanare. E sarebbe strano il contrario a pensarci bene, se è vero che dal punto di vista prettamente eco­nomico-­finanziario diventa difficile mettere in discussione il lavoro del ds. Uno che certa­mente ha dei limiti, da non ri­cercare però nella capacità di fare mercato di alto livello con budget limitati. Pallotta, in quel colloquio, non ha accettato le dimissioni. Semplicemen­te, ha glissato. Poi ha scelto di evitare un confronto nei giorni romani. Ma fosse per lui, il di­vorzio non sarebbe la soluzio­ne. Anzi, non è la soluzione.

OLTRE GIUGNO – «Sono convinto che Walter ci ripenserà», ha detto Spalletti lunedì scorso. Dopo aver sottolineato l’errore dell’annuncio delle dimissioni, di quel… mancato silenzio che tanto avrebbe fatto comodo. Perché le parole a margine del­ la gara con l’Inter non hanno fatto altro che rafforzare l’orgo­glio di un presidente, Pallotta, che non accetta di essere messo davanti a un aut-­aut da un suo dipendente. Un dipendente che ha pure criticato duramente per qualche scelta di mercato, ma del quale riconosce le doti. E che lui vede al lavoro anche dopo il 30 giugno, come da contratto. Perché se è vero che non ha stoppato i nervosismi di Sabatini, è vero anche il contra­rio. Che non ha accettato le di­missioni, appunto, e che non ha iniziato i colloqui per la succes­sione, nonostante i venti intor­no a Trigoria provino a spinge­re un giorno quel dirigente e il giorno dopo l’altro: Carli, Gero­lin, Pradè, pure Sogliano è en­trato nella lista dei pretendenti.

QUALE LIBERTÀ?Lista che è so­ lo virtuale, oggi. Perché a Tri­goria si lasciano aperta la pos­sibilità che il tempo smorzi le voglie di fuga di Sabatini. E che i risultati della squadra faccia­no il resto. In fondo, nulla è scontato. Neppure che al Bolo­gna o al Milan Sabatini abbia margini di manovra maggiore rispetto alla Roma. Forse po­trebbe averlo all’Inter, altro club al quale è il dirigente è sta­to avvicinato. Ma la testa, oltre le parole, è ancora dentro la Roma. Enjoy the silence. Chis­sà, magari in un mese sarà ca­taclisma.

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