La Roma ritrova anche la difesa: «E adesso puntiamo alla Coppa»

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – «Ma ora non parlate di abbondanza, è semplicemente quello che pensavo e dovevo avere dall’inizio». Spalletti alla fine la chiave positiva la trova lo stesso ed è appunto nelle prestazioni di Vermaelen e Seck, due che – chi per un motivo e chi per l’altro – la difesa giallorossa fin qui non ha mai avuto. Ieri, invece, a Bucarest sono stati tra i migliori in assoluto, in una partita che per la Roma contava zero e che alla fine ha dato anche zero emozioni. O giù di lì. Complice anche un campo gelato, la mancanza di quel fuoco che solo motivazioni sacre possono darti e l’atteggiamento di un’Astra Giurgiu che ha pensato quasi solo a difendersi, con una difesa a cinque vecchio stile e i due mediani schiacciati, a guardia della retroguardia. Un blocco monolitico che la squadra di Spalletti non è mai riuscito a scalfire. Ed allora, per sorridere bisogna andare a guardare altrove. Anche perché nella partita Alisson ha salvato su Alibec, poi il centravanti romeno aveva anche segnato, ma dopo un fallo su Emerson. Per il resto poco.

MOTIVI PER SORRIDERE – Come in difesa, appunto, dove motivi per sorridere ce ne sono eccome. Ad iniziare dal ritorno dopo quasi tre mesi e mezzo di Vermaelen, uno che aggiunge qualità e personalità al reparto, fino alla prestazione a sorpresa di Seck: con Alisson il migliore in campo dei giallorossi. Difficile da prevedere, visto che il terzino senegalese finora non aveva mai giocato neanche un minuto in stagione. E invece ieri ha fatto bene eccome, spingendo, adattandosi con autorità sia alla difesa a quattro sia a quella a tre e trovando dimestichezza con il ruolo anche quando è stato spostato più avanti, come esterno di centrocampo al posto di Palmieri. Insomma, due prestazioni che permettono a Spalletti di allungare ancora di più il reparto e di avere maggiori scelte in futuro, a cominciare dalle sfide con le prime della classe, Milan e Juve.

DOPPIA GIOIA – «Un giorno che ricorderò per tutta la mia vita, sognavo di debuttare con un grande club – dice alla fine lo stesso Seck –. La posizione? Mi piace attaccare e mi trovo meglio da esterno, anche se il mio ruolo è difendere. Spalletti mi ha detto solo di essere me stesso e di giocare con tranquillità». Quello che poi ha fatto e che probabilmente, da oggi, gli permetterà anche di coltivare qualche speranza in più. Come quelle di Vermaelen, che questo giorno qui chissà quante altre volte l’avrà sognato nel tunnel della pubalgia. «Per ora mi basta essere tornato a giocare, ho passato un momento complicato – dice il belga –. È chiaro che lotterò per ritagliarmi il mio spazio e diventare titolare. La partita? Non bella, il campo non era ottimo. Ma siamo stati anche bravi a cambiare, passando dalla difesa a quattro a quella a tre». Già, perché poi adesso questo è diventato quasi un marchio di fabbrica, il saper cambiare pelle in corsa. Un vantaggio in più, anche per il futuro. «Il mio è ancora difficile da capire, non guardo così in avanti – chiude VermaelenQuello della Roma invece deve puntare a vincere l’Europa League, è un obiettivo che possiamo permetterci». Con loro due, adesso un po’ più di prima.

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