Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Ora: il modo potrà anche avervi offeso, ma la Roma una volta toltasi l’acqua di Baku dalle palpebre ha guardato la classifica del Gruppo C di Champions League e ha espirato lentamente. A parte l’aver vinto una partita del principale torneo europeo dopo due anni, a un terzo del percorso si trova seconda con tre punti di vantaggio sull’Atletico Madrid, la squadra che aveva tentato di umiliarla all’Olimpico e se non c’è riuscita è stato solo per grazia di Dio e mano di Alisson. Può non piacere sempre, ma per gli altri è una Roma più dura da masticare di quella degli ultimi faticosi anni. E’ quasi ottobre e nessuna visuale è preclusa. Mentre era forte il sospetto che l’avvio della stagione potesse seppellire l’intero futuro, per questa squadra concepita, nata e lentamente cresciuta in uno sconforto paranoico.
OSTACOLI – Nonostante i vizi indomabili, la ricostruzione forzata, il tirocinio tattico portato avanti nel pieno dell’attività professionale invece che negli appositi spazi di preparazione e gli infortuni, alla Roma coppa e campionato cominciano a credere e, quel che conta di più, la Roma crede in loro. Non è che improvvisamente si sia spalancato un passaggio segreto verso la qualificazione alla fase successiva della Champions League: nelle prossime due giornate i giallorossi avranno di che ripararsi dal Chelsea mentre l’Atletico se la spasserà con il Qarabag. Ma nessuno ha mai pensato che sarebbe stato facile. Sta ai giocatori ostacolare per bene il cammino degli inglesi di Conte anche per far sì che questi non arrivino qualificati e soddisfatti all’ultimo confronto con l’Atletico. Il 18 ottobre Chelsea-Roma, il 31 Roma-Chelsea, il 22 novembre Atletico-Roma e vediamo che cosa succede.
LA TROIKA – Nella testa e nel cuore Di Francesco e i suoi hanno la smania di farcela, contro il destino e contro la logica, e questo è significativo. Molto più vicino, domenica alle 18, c’è Milan-Roma. Se la Champions League è soprattutto un sogno il campionato è un calcolo freddo. Ad attendere la Roma, dopo un settembre a senso unico – c’è stata anche una partita saltata e da recuperare, quella di Genova con la Sampdoria -, troviamo Montella, una squadra costata 194,5 milioni sul mercato, un’ansia tagliente sia di rilanciarsi sia di mantenersi nella zona buona per la prossima Champions League. E, dopo la sosta del campionato, il Napoli che gioca come se suonasse l’arpa e subito dopo la trasferta mai banale di Torino, per andare a trovare Mihajlovic, Belotti, Ljajic e il resto della compagnia granata. Quel che accadrà di qui a poco dipende in buona parte dal risultato di domenica prossima a San Siro. Una di quelle gare che se vanno bene producono certezza di sé, autostima, serenità, armonia. Se vanno male, il contrario. Quindi la Roma non appena di ritorno si è buttata ad allenarsi come se non ci fosse un domani, che infatti non c’è. C’è il qui e ora. L’ottobre che deve rimettere definitivamente la Roma nella troika delle formazioni da scudetto con Juventus e Napoli sta arrivando. Per fortuna, dopo un settembre di cura dell’ego a base di gol e punti.