Continua il bel progetto della Roma alla scoperta dei tifosi romanisti più fedeli e meritevoli di nota. Sul sito ufficiale del club giallorosso, è uscita una intervista per far conoscere la storia di Santa Bernacchia, titolare dal 1952 di un abbonamento vitalizio allo Stadio Olimpico regalatogli dal papà . Da allora, ben 73 anni, si contano sulle dita di una mano le volte che ha saltato le gare della Roma. “La Roma è una parte di me, la Roma è una forza che mi lega profondamente alla città e alla sua gente, e rappresenta una passione che va oltre lo sport”, queste le parole di Santa sul suo legame con i colori giallorossi. Qui per l’intervista completa.
Qual è il primo ricordo che hai della Roma e del tuo primo anno da abbonata?
“Essendo molto piccola, avevo 6 anni nel 1952 quando la società mise in vendita gli abbonamenti ‘Vitalizio’, non ricordo bene i dettagli, ma i miei primi ricordi associati alla Roma sono strettamente legati alla mia famiglia. Andavo allo Stadio con mamma, papà e mio fratello partendo da Trastevere, dove vivevamo. Mi divertivo a giocare tra i seggiolini, a correre tra gli spettatori insieme agli altri bambini, mentre loro – i grandi – si concentravano sulla partita. Quella sensazione di stare insieme e condividere momenti così speciali è rimasta impressa nella mia memoria“.
 Qual è stato il romanista che più hai amato in tutti questi anni?
“Falcao e Totti. Falcao, con la sua classe immensa e il suo modo di giocare elegante, mi ha conquistato fin da subito. Era un talento raro, capace di cambiare il corso di una partita con un singolo passaggio o un colpo di genio. Totti, invece, rappresenta per me la Roma stessa, con il suo amore viscerale per questa maglia. La sua longevità , la sua capacità di trascinare la squadra e la sua autenticità hanno fatto di lui un simbolo non solo della Roma, ma del calcio in generale. Entrambi hanno lasciato un segno indelebile nel mio cuore e nella storia del Club. Sono legata molto anche ad Agostino Di Bartolomei. Era un amico di mio fratello Piero, nonostante la differenza di età che c’era tra loro e ho avuto modo di conoscerlo non solo come calciatore, ma anche come persona e il suo legame con la mia famiglia lo rendeva ancora più speciale. Era un ragazzo di grande cuore, oltre a essere stato un simbolo per la città di Roma e della Roma. Non lo dimenticherò mai”.
 Hai vissuto lo Scudetto del 1983 e quello del 2001: quale dei due ti ha emozionato di più?
“Quello del 1983 è stato senza dubbio più importante ed emozionante. All’epoca vivevo a Testaccio e l’atmosfera era unica, carica di gioia e di orgoglio. Era un momento storico per la città e per la Roma, anche grazie al lavoro incredibile del Club, del presidente e dell’allenatore. Quella Roma era davvero straordinaria, è stato un gruppo che ha fatto sognare tutti noi tifosi. Lo Scudetto del 1983 ha segnato un’epoca”.
