La Roma non molla. Colpisce e controlla con Salah e Dzeko

La Gazzetta dello Sport (F.Licari) – Meglio non far vedere partite così all’estero, se si vuol competere con Premier e Liga per i diritti tv internazionali, ma alla Roma non importa: ci mette il minimo sindacale per confermarsi prima forza del girone di ritorno e sperare ancora. Con il 3-0 facile facile di Bologna sono 30 punti in 12 partite, uno in più della Juve, e lo scontro diretto all’Olimpico al quale però presentarsi a -3 per sognare un sorpasso. Discorsi da evitare finché i bianconeri continuano per la loro strada. Ma la Roma è lì, l’ultima ad arrendersi, e ha tutto per resistere all’assalto del Napoli che spera di rifilarle i preliminari Champions. La Roma c’è e si compiace dei suoi automatismi, dei colpi di Salah e Dzeko che di situazioni ne hanno risolte a decine, della calma vincente di Fazio, non a caso gli autori dei tre gol. Il massimo col minimo. E con la gentile collaborazione del Bologna. Per cui a Spalletti resta il rimpianto che una gestione meno dispendiosa dei suoi avrebbe evitato inciampi con tutta probabilità fatali. Vincendo le ultime sette la Roma può arrivare a 92, mentre la Juve a 98: in mezzo lo scontro diretto, la differenza-gol e il Barcellona che un po’ di voce in capitolo avrà.

SCELTE SPALLETTI – Il Bologna ha preso appena due punti contro le prime otto (uno con l’Inter, uno con la Lazio) e la manifesta inferiorità si vede subito. Se si esclude il passaggio sbagliato di Juan Jesus che aziona Verdi, di gran lunga il migliore finché non si fa male, c’è soltanto la Roma. Libera di fare quello che vuole e come vuole. Spalletti opta per due scelte di copertura ma sensate. Intanto restituisce Nainggolan al ruolo di mezzala nel 4-3-3: per il trequartista-tuttocampista servirebbero quelle energie al momento esaurite. E poi, come con l’Inter a San Siro, schiera una batteria di quattro centrali, diciamo stopper: Rüdiger e Juan Jesus a proteggere ai fianchi Manolas e Fazio. Mai difesa fu più «a quattro»: nella fotografia tattica al 90’ la si vede incredibilmente in linea, un po’ per evitare fastidi laterali e un po’ perché i centrali, Fazio soprattutto, possono avanzare indisturbati e impostare con De Rossi. Mentre Strootman e Nainggolan si preoccupano delle chiusure e la coppia Salah-El Shaarawy della profondità. Un canovaccio tattico elementare e vincente.

BOLOGNA DOVE SEI – L’impressione è che Donadoni si sarebbe potuto inventare l’impossibile ma sarebbe uscito comunque sconfitto. Al già indiscutibile gap tecnico si aggiunge la giornata sotto standard di gente come Dzemaili, uno dei pochi con personalità per reagire, e l’infortunio di Verdi non facilmente controllabile nei primi 45’. Però quel Destro in campo tutta la partita non è giustificabile, soprattutto lasciando in panchina per un tempo Di Francesco. Vista prima del via, il figlio d’arte (subito un palo e imprevedibilità) avrebbe potuto prendere il posto di Krejci. Col senno del novantesimo, una formula con Verdi più centrale e Di Francesco davanti con Krejci avrebbe, forse, creato qualche insidia in più. Destro è stato un bel problema: sempre nascosto, anticipato, fuori dagli schemi. Così in mezzo De Rossi ha goduto di una libertà di impostazione che nessuno gli regalerà più, mentre il Bologna s’è sfiancato sulle fasce, andando spesso a sbattere sul muro oppure fallendo i cross e scoprendosi dietro. Pur subendo tre gol, però, non è stata la difesa il reparto peggiore, ma il centrocampo trasparente in cui Pulgar non ha impostato e Nagy neanche protetto.

RITMI E GOL – Se una squadra vince 3-0 fuori come la Roma hai voglia di criticare: però per i giallorossi va fatto lo stesso discorso che a volte coinvolge la Juve. La superiorità conclamata che spinge a tirare il freno a mano, a «gestire», a far circolare la palla spesso per vie orizzontali o arretrate (possesso 60% finale, quasi 70 nel primo tempo) aspettando l’imbucata buona. Era noioso in certi casi il pur colto tiqui-taca del Barça, illuminato dal genio di Messi, figurarsi quello più povero offerto dalle nostre che così risparmiano energie per la prossima partita. Conta il risultato, e ci inchiniamo al suo totem, però sono cose che non possono essere minimizzate: resta sempre il dubbio che forzando sarebbe goleada, spettacolo, morale. Per la verità la Juve, se sollecitata da ritmi europei, quasi sempre si adegua in alto: la Roma ha fallito con il Lione e adesso guarda alla tv una coppa per la quale poteva anche lottare. Ma qui non c’è da sudare: due tiri veri nel primo tempo e due gol (Fazio da angolo sottorete, Salah in scatto su appoggio di Dzeko); il contropiede di Perotti (su lancio perfetto di Salah) per offrire al bosniaco il 3-0 nel finale. In mezzo il controllo, concetto ormai chiave. Con l’Atalanta, si presume, non sarà la stessa cosa.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti