Il Corriere della Sera (L.Valdiserri) – Per una volta non è una frase fatta e non bisogna convincere i giocatori a crederci. Per la Roma, che aspetta la visita pastorale del suo presidente James Pallotta, che andrà allo stadio per la prima volta della stagione in occasione della partita di mercoledì contro il Bate Borisov, la trasferta di Torino non è una scomoda tappa verso la gara di Champions che vale 20 milioni di euro. È vero, quella contro i bielorussi sarà una partita da dentro o fuori: agli ottavi di Champions o un fallimento. Però anche la gara di oggi contro il Torino è una specie di penultima spiaggia per il campionato. La sconfitta casalinga contro l’Atalanta ha fatto precipitare i giallorossi al 4° posto, con la Juventus che ha recuperato terreno ed è ora alla pari a quota 27. Perdere altro terreno, tanto più sapendo che subito dopo arriverà la trasferta di Napoli, sarebbe imperdonabile. Il Torino, però, è una squadra tutt’altro che semplice da affrontare. Ventura ha interrotto tre campionati fa la striscia di 10 vittorie consecutive con cui Garcia aveva iniziato la sua carriera italiana e nel campionato scorso, fermando la Roma sull’1-1, aveva permesso il (temporaneo) sorpasso della Lazio al 2° posto.
Belotti («Mi sarebbe piaciuto scambiare la maglia con Totti. La Roma viene da due sconfitte e sarà perciò ancor più pericolosa») ha segnato il suo primo gol nell’ultimo turno, contro il Bologna. Quagliarella è a secco dal 20 settembre (doppietta alla Sampdoria) ma proprio per questo è assai temuto dagli scaramantici. Garcia recupera Gervinho, anche se non è sicuro che possa partire titolare. Senza le frecce — l’ivoriano e Salah, ancora ai box — non è riuscito a trovare schemi d’attacco alternativi. Contro l’Atalanta i giallorossi non sono andati in gol per la seconda volta in questa stagione, in 19 partite. L’altra era la trasferta contro l’Inter, dove la Roma trovò un mostruoso Handanovic a chiuderle in faccia la porta. A proposito di portieri, De Sanctis dovrebbe essere di nuovo preferito a Szczesny. Una vittoria sarebbe la miglior medicina per uscire dal momento di crisi. Anche le conferenze stampa di Garcia sono diventate tristi. Un tempo fiorivano battute e immagini, adesso c’è la verità ufficiale: i giocatori stanno bene, la «coperta » non è corta, a Trigoria si lavora con il massimo impegno. Quello che non può dire è che in una settimana ci si gioca il futuro. Anche il suo.