La Roma e i 4 giorni di Perotti (con) Diego

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La Gazzetta Dello Sport (D.Stoppini) El diez ce l’ha dappertutto, tatuato sul corpo (per davvero eh!) e nell’anima, in una carta d’identità mica solo virtuale. Non c’è giusto sulla maglia della Roma, s’è dovuto accontentare di un 8 ma solo perché lì ce n’è uno che «non ne bastano 40 della Serie A», citazione non casuale. Diego Perotti e i quattro giorni che valgono un viaggio nel tempo. Ecco, forse Luciano Spalletti una DeLorean potrebbe regalarla anche al suo argentino che stasera, stadio Olimpico, incontrerà il Mito, gli stringerà la mano e magari lo ringrazierà per un nome di battesimo che vale una promessa mantenuta. Quello stesso argentino che sabato giocherà al San Paolo, nello stadio dove Maradona ha pennellato la storia.

AMICI E BELLA VITA – Millenovecentottantuno, 35 anni fa ma pare ieri: Hugo Perotti, El Mono, papà del Diego oggi romanista, è un attaccante di piede mancino che al Boca Juniors si trova come compagno di squadra il progetto di quello che sarebbe diventato il giocatore più forte della storia del calcio, Diego Armando Maradona. I due legano, vincono il campionato Metropolitano, diventano amici, perché il settore del campo è quello e la tendenza alla bella vita pure. L’amicizia è roba seria, non si scherza. «Il giorno che diventerò padre, mio figlio si chiamerà Diego», è il racconto più o meno romanzato di una chiacchiera tra i due. E poi succede, succede davvero. Papà Hugo smette di giocare prestissimo, a poco più di 25 anni, per un serio infortunio al ginocchio, mentre l’amico Diego vola a deliziare l’Europa. Nel 1988 a Moreno, provincia di Baires, Hugo diventa papà e, tac, all’anagrafe il figlio sarà per tutti indiscutibilmente Diego Perotti.

EL MONITO? NO! – Mancino pure il figlio, come a mantenere una tradizione. Ha cominciato al Boca pure lui, poi l’arrivo in Europa al Siviglia, lì dove l’altro Diego chiuse la sua parabola dalle nostre parti. Naturale pensare che se per tutti gli argentini la figura di Maradona è sempre stata e sempre sarà centrale, forse nella vita di Diego Perotti lo è ancora di più. Lui che tiene molto di più al suo nome, Diego, che al soprannome: se volete farlo arrabbiare, chiamatelo El monito – la scimmietta – e ci riuscirete. Ecco, magari stasera nell’errore incapperà pure Maradona, considerata la somiglianza marcata tra papà Hugo e il figlio Diego.

SPALLETTI APPREZZA – Oggi Hugo è ancora al Boca: gira l’Argentina per selezionare i migliori talenti da spedire nel settore giovanile xeneize. Ed è ancora una persona molto influente nella vita e nella carriera calcistica di Perotti: il confronto tra i due è frequente. Chissà se avranno parlato pure della Roma di oggi. Sicuro un accenno glielo farà Maradona stasera. Perché all’Olimpico Perotti sarà in panchina, ma sabato al San Paolo, nello stadio dove Maradona lo trovi dipinto e immaginato ovunque ancora oggi, Diego sarà il fattore a cui si affiderà Spalletti per incendiare la partita della Roma. Con quel mancino e quell’andatura che non lo prendi mai, accorcia e allunga, di cui il tecnico s’è profondamente innamorato. E quando il tecnico dice, riferendosi alla Juve e alla corsa scudetto, «dobbiamo cambiare marcia, poi ci saranno gli scontri diretti per mostrare le proprie qualità», forse un pensiero lo rivolge pure al suo diez che diez non è.

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