La rinascita dell’Italia è targata Mancini

Gli esteti del football non saranno rimasti estasiati della prestazione della Nazionale italiana contro l’Armenia, ma contava vincere, e gli azzurri hanno vinto. Non siamo più l’Italia del catenaccio e contropiede, non siamo ancora una squadra da calcio champagne; la natura del nostro gioco sta cambiando, ma con essa stanno anche arrivando quei risultati che mancavano da tempo. Roberto Mancini ha rianimato un movimento calcistico che fino a quindici mesi fa era morto, sotterrato dalle macerie di una mancata qualificazione al Mondiale russo. Il commissario tecnico ha portato risultati, idee e speranze all’interno di un mondo che sembrava essersi cristallizzato sotto una mala gestio, un mondo inaridito di talenti, avaro di prospettive e di sogni. Per il momento Mancini non ha acceso sogni, ma ha saputo portare avanti con spiccate capacitò un lavoro complesso senza trovare l’adeguato supporto dei presidenti di Serie A: qualora centrasse la qualificazione alla fase finale degli Europei della prossima estate, avrebbe a disposizione meno di tre settimane per preparare il torneo senza concedere un giorno di vacanza ai suoi giocatori. E non è arrivata una mano neanche in chiave di mercato, dove i club hanno continuato a comprare calciatori stranieri soffocando i talenti indigeni, e generando un doppio danno: in primis, l’addestramento del nostro campionato di giocatori di altre federazioni, in secundis la mancata crescita dei calciatori azzurrabili. E’ un discorso vecchio quanto la Legge Bosman, ma porre un limite minimo di calciatori azzurrabili in campo del Campionato Primavera sarebbe già un buon punto di partenza. Lo riportai Il Tempo.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti