Kolarov: “L’avevo studiata. Io lo sapevo, la barriera salta…”

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Ogni tanto le calciava Pirlo in quel modo e una delle ultime volte lo aveva fatto Saponara, quando giocava nell’Empoli, a Palermo. La punizione più beffarda di tutte le punizioni, quella rasoterra. Anche a Bergamo tutto lo stadio si aspettava il tiro sotto la traversa, o comunque nei dintorni. Aleksandar Kolarov invece l’aveva studiata bene, sapeva che la barriera dell’Atalanta, piuttosto alta come statura generale, si sarebbe alzata tutta insieme per coprire l’angolo alto, così ha preso il tempo giusto e con un sinistro preciso, anche se non potente, ha messo la palla a filo d’erba sul palo che Berisha aveva coperto. Nei tre anni di Lazio (con 82 partite e 6 gol), non aveva mai segnato su punizione diretta, nella Roma gli sono bastati 31 minuti per piazzare il colpo vincente.

LA STAFFILATA – I primi 3 punti sono arrivati con la sua punizione. «Da un mancino si aspettavano un tiro sopra la barriera e in un primo momento ho pensato di tirarla sopra. Però poi mi sono accorto che la barriera era alta. Se invece la tiri come ho fatto io, il portiere non la vede partire. E’ andata bene». Il gol è una perla in una partita ben giocata dal serbo. «Io ho già vissuto in Italia, conosco questo campionato e più o meno conosco anche i miei compagni. Dzeko mi sta dando una grande mano, anche De Rossi, anche Di Francesco, che mi ha dato subito fiducia. Speriamo di continuare così, con le vittorie. Sappiamo che anche le altre sono forti: noi siamo qui per combattere».

DA EX – Non che non fosse noto come specialista, nel City aveva segnato 5 gol su punizione, ma iniziare così, con un gol da 3 punti, ha un significato speciale. Che non è bastato, tuttavia, a zittire quelle poche decine di tifosi romanisti (in tutto erano più di mille) che a fine gara, quando le squadre erano già da un po’ di tempo negli spogliatoi, ne hanno ricordato il suo passato laziale con toni, diciamo così, coloriti. Kolarov ha di nuovo spiegato: «Come ho già detto, io sto qui alla Roma e voglio dare il massimo. Ho grande rispetto per questa maglia. Il passato è passato». Contano i 3 punti, conta la vittoria per non perdere subito terreno da Juve e Napoli. «Era importantissimo vincere, sapevamo che l’Atalanta è un’ottima squadra, che gioca un bel calcio e che l’anno scorso ha fatto un campionato straordinario. Abbiamo preparato bene questa partita e alla fine, soffrendo, abbiamo meritato di vincere».

DA SISTEMARE – Il finale si è trasformato in un assedio atalantino. Magari, in futuro, sarebbe preferibile evitare tanta apprensione. «Alla fine abbiamo giocato a cinque. Sapevamo che c’era da soffrire, però abbiamo sofferto insieme. E ora sappiamo che dobbiamo fare di più sul piano del gioco. Loro facevano un pressing alto, uno contro uno, e abbiamo avuto difficoltà ad uscire da dietro, dobbiamo migliorare nel gioco, spero e mi auguro che arriverà presto, però questo è solo l’inizio. E in ogni caso quando mantieni la porta inviolata è sempre una buona cosa». E’ un bel concetto questo di soffrire insieme. «Loro hanno avuto la palla-gol alla fine, con il palo di Ilicic, ma non hanno creato tantissimo. Si vince anche così». Risposta chiara del serbo quando gli chiedono se si aspetta qualche altro acquisto sul mercato. «Lo spero, comunque il direttore Monchi sta lavorando al massimo. Se arriva qualche giocatore di qualità, sarà il benvenuto».

 

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