Klaassen. Un gladiatore dai piedi buoni. È un predestinato

La Gazzetta dello Sport (A.Cordolcini) – Ha vissuto di tutto in Olan­da: successi e delusioni, riconoscimenti (talento dell’anno nel 2014, giocatore dell’anno nel 2016) e periodi negativi (soprattutto legati agli infortuni). Davy Klaassen, pe­rò, non ha mai assaporato l’aria di un derby, perché la città di Amsterdam ha un solo club professionista, e quella tra Ajax e Feyenoord è una rivalità sicu­ramente feroce, ma priva del sapore unico che caratterizza le stracittadine. Un vuoto che il centrocampista olandese po­trebbe colmare molto presto, anzi, il derby sembra essere già iniziato visto che sia la Roma sia la Lazio sono sulle tracce del 24enne centrocampista.

UN PASSO ALLA VOLTAKlaas­sen è un prodotto 100 % made in Ajax, cresciuto secondo i det­tami della scuola classica, quel­ la che prevedeva per il giovane talento una graduale costru­zione della propria carriera stagione dopo stagione. Un processo troppo spesso disatte­so in questi ultimi anni, con molti baby campioncini (o pre­ sunti tali) a cui erano sufficien­ti un paio di stagioni in prima squadra per forzare il trasferi­mento. Klaassen è di un’altra categoria: milita nell’Ajax dal­ l’età di 11 anni, ha debuttato con Frank de Boer nel novem­bre 2011 (segnando 42 secondi dopo il suo ingresso in campo), si è guadagnato una maglia da titolare dopo un brutto infortu­nio all’inguine che lo ha tenuto fuori dai campi da gioco per quasi un anno, quindi è diven­tato – in successione – miglior giovane, nazionale maggiore, capitano (a 22 anni) e giocato­re dell’anno. Ha messo in ba­checa tre campionati e ha chiu­so l’ultima stagione con la sua miglior prestazione di sempre, mettendo a registro 14 gol e 9 assist in Eredivisie, più 6 reti nella campagna europea che ha visto l’Ajax tornare a dispu­tare una finale di coppa (quella di Europa League persa col Manchester United) a 21 anni di distanza dall’ultima. Diffici­le insomma pensare che dal­ l’Olanda abbia ancora qualcosa da imparare.

COME GERRARD – Tatticamente Klaassen nasce come numero 10, tanto che nelle giovanili – quando da capitano conduceva l’Ajax under 19 al titolo nazio­nale di categoria – il nome a cui veniva accostato era quello di Dennis Bergkamp. La sua car­riera ha però preso un indirizzo diverso, facendolo evolvere in un ruolo più arretrato, da inter­ no di centrocampo o centro­campista box­-to-­box alla Ste­ven Gerrard, forse il termine di paragone più adatto per descri­vere le sue caratteristiche. Con Bergkamp, che oltretutto è sta­ to suo coach personale all’Ajax, Klaassen continua a condivide­re le qualità tecniche e balisti­che, nonché la visione di gioco. Dalle colonne del settimanale Voetbal International, così si era espresso Johan Cruijff: «Se dovessi pensare a tre giocatori che sanno fondere brillante­ mente senso della posizione, capacità di controllare e di giocare la palla ad alta velocità, i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Xavi, Kroos e Klaassen».

DECISIVO – Frank de Boer, il tec­nico che ha fatto debuttare Klaassen in prima squadra, lo considerava l’anello di con­ giunzione tra allenatore e squadra, alla luce della ricetti­vità tattica, ma anche la capaci­tà di agire da esempio per i compagni senza porsi su un piedistallo. L’attuale allenatore dell’Ajax Peter Bosz ha prose­guito sulla stessa via, cambian­dogli però ruolo in campo, pro­ponendolo come incursore in un centrocampo a tre senza un mediano di ruolo (Ziyech infat­ti è un numero 10, Schone lo è stato). È così emersa in manie­ra ancora più chiara la polifun­zionalità del ragazzo di Hilver­sum: miglior tiratore della Ere­divisie (il 35% dei suoi tiri fini­sce nello specchio della porta), nella top 5 per chilometri per­ corsi, giocatore più decisivo del campionato per reti pesanti, se­condo miglior marcatore del­l’Ajax. Insomma, di tutto e di più.

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