Pallotta si schiera con Spalletti. Il tecnico e Totti sono a un bivio

Corriere Della Sera (L.Valdiserri) – James Pallotta è appassionato di basket Nba, azionista e tifoso dei Celtics. Ma non conosce la lettera che un tifoso di Boston scrisse a Kobe Bryant, l’arcirivale dei Los Angeles Lakers, in occasione dell’ultima visita al Garden: «Spero di batterti e poi alzarmi in piedi ad applaudirti». Pallotta invece, parlando al Messaggero.it, ha dato ragione a Luciano Spalletti che, per l’ultima di Totti a San Siro, ha usato un altro metodo: 90’ di panchina e l’ingresso di Bruno Peres, a 6’ dal termine e con i giallorossi in vantaggio 3-1 sul Milan: «È stato molto bello vedere tutti i tifosi applaudire Totti e la sua mostruosa classe, ma la squadra viene sempre prima di tutto. L’allenatore ha fatto il cambio giusto, perché stiamo combattendo per l’accesso alla Champions. E comunque, se avesse messo Totti gli ultimi cinque o sei minuti, qualcuno lo avrebbe ritenuto irrispettoso. Non potrei biasimare Spalletti se dovesse lasciare la Roma, perché i media scrivono sciocchezze ogni settimana. Aspettate la fine della stagione perché avrò molto da dire, vi racconterò tutta la storia». Parole forti. Purtroppo per i tifosi non è una sciocchezza il palmares di Pallotta, che il 27 agosto 2012 è diventato il 23esimo presidente della As Roma: un settimo posto, due secondi e un terzo, ma nessun trofeo. La Juve nel frattempo ha vinto 4 scudetti (quasi 5), 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe; il Napoli ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa; la Lazio una Coppa Italia (il 26 maggio 2013, proprio nel derby).

Persino il Milan, umiliato dai giallorossi a San Siro, ha vinto di più: la Supercoppa Italiana 2017, battendo ai rigori la Juventus nella finale di Doha. Anche i tifosi milanisti, che hanno applaudito il nome di Totti alla lettura delle formazioni, si aspettavano di vederlo in campo all’uscita di Dzeko infortunato (è a rischio per Roma-Juve, come Nainggolan). Invece è entrato Bruno Peres, che sette giorni prima, nel derby, era stato disastroso. I rapporti Spalletti-Totti si sono deteriorati dopo le dimissioni del tecnico, dopo sole due giornate del campionato 2009-2010. Spalletti ha sempre pensato di non essere stato difeso dai suoi giocatori, con il capitano in testa. Totti ha sempre indicato in Lippi l’allenatore più importante della carriera, perché lo ha aspettato dopo l’infortunio e gli ha permesso di vincere il Mondiale. Un rapporto umano di altissimo livello. Nel finale della scorsa stagione Totti ha contribuito con i suoi gol al terzo posto e Spalletti ha subito il rinnovo di contratto per un ultimo anno. Appena può parla dell’entourage di Totti, che vede (non unico nella Roma) come un problema. «Se tornassi indietro non verrei mai ad allenare la Roma», ha detto il tecnico domenica sera, chiudendo con un rilievo ancora più crudo: «Poverino, lui viene al campo. Vorrebbe giocare la domenica…». C’è chi lo vede come il definitivo addio di Luciano Spalletti alla Roma e chi come l’ultimo «all in» da pokerista. Nella società del futuro c’è posto per uno solo dei due e Spalletti ha ancora qualche carta da giocare. Restando vigile anche su altri tavoli.

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