Italia, piano salvezza

Corriere della Sera (A.Bocci) – Come si rianima una squadra intorpidita e senza gioco in appena 72 ore? «Ho rivisto la partita e capito che ci sono mille possibilità di ribaltare questo 1-0», l’atto di fede di Gian Piero Ventura dopo una lunga notte di passione a rigirarsi nel letto senza dormire, tentando di capire dove ha smarrito l’Italia. Il c.t., che si gioca la panchina, ha scelto la linea della compattezza per dare il via all’operazione Mosca. «Dobbiamo restare uniti. Ci aspetta una battaglia, ma sono ottimista perché dopo la partita ho visto nei giocatori una feroce determinazione». L’aveva vista anche prima della figuraccia di Solna dove l’Italietta senza anima ha perso il primo dei due spareggi e ora sarà chiamata a un riscatto immediato, in novanta minuti da tutto o niente. «Non dobbiamo aspettarci l’aiuto di San Siro, ma trascinare i tifosi dalla nostra parte», dice Barzagli, uno della vecchia guardia che ha il coraggio, in momenti così, di metterci la faccia. Il riscatto passa, inevitabilmente, da una serie di confronti serrati all’interno del gruppo per capire, sino in fondo, quale sia la malattia misteriosa che ha ridimensionato l’Italia in questa maledetta stagione in cui abbiamo vinto, faticando, solo con Israele e Albania.

La rabbia è la chiave per non sbagliare il ritorno. Venerdì sera a cena, dopo la partita, i giocatori si sono guardati negli occhi e hanno preso un impegno tra di loro: dare l’anima. Non è più una questione di giovani o vecchi. Ma soltanto di pura sopravvivenza. Nessuno vuole passare alla storia per aver fallito l’assalto al Mondiale 59 anni dopo l’unica volta. Sarebbe una macchia indelebile. La Federcalcio è vicina alla Nazionale. Tavecchio, dopo aver manifestato il proprio dissenso per l’arbitraggio di Çakir, ha inviato un messaggio al presidente Fifa Infantino per ribadire la bontà del lavoro sulla Var. Un modo elegante per far arrivare la protesta italiana. Poi si è concentrato sulla squadra. Ha psicanalizzato Ventura durante il viaggio di ritorno verso Milano, ha parlato con tutti i giocatori, passando tra i tavoli durante la cena di venerdì e anche ieri, scegliendo però il basso profilo: «Non è il tempo delle parole. La reazione ci sarà in campo».

Siamo disperatamente ottimisti. Ma non sarà facile anche se la Svezia fuori casa è la controfigura di quella che gioca dentro la Friends Arena e sicuramente ha speso più di noi. Ventura, nel buon ritiro della Pinetina, sta studiando la formazione che dovrà ribaltare l’1-0 e non ha ancora preso una decisione definitiva. L’idea forte resta il 4-2-4, frenato dalla scarsa condizione degli attac- canti e dalla necessità di inventarsi il compagno di Immobile considerando che Belotti, dopo l’infortunio, due gare di fila non le regge e che Eder viene considerato buono a partita in corso. L’alternativa è il 3-4-3 ma solo se Barzagli darà la sua disponibilità. Poche le certezze: Bonucci giocherà con la maschera protettiva per la lieve frattura al naso, in mezzo al campo starà fuori De Rossi, gli esterni alti saranno Candreva e Insigne. Cresce la candidatura di Zappacosta con Darmian a sinistra. In mezzo potrebbe toccare alla coppia Parolo-Gagliardini, anche se i collaboratori del c.t. spingono per Jorginho. Sarà una partita complessa: fisica e nervosa, in cui l’Italia non dovrà cadere nelle trappole svedesi e mantenere i nervi saldi. Un gol è sufficiente per andare (almeno) ai supplementari, due per timbrare il passaporto per Mosca anche se nelle cinque partite di questa stagione abbiamo segnato solo tre reti e mai più di una alla volta. Confidiamo nell’effetto San Siro, riempito da 72 mila spettatori, in cui l’Italia ha vinto sette volte su sette nelle qualificazioni Mondiali. Sarà il nostro totem nella notte più lunga.

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