Italia, la squadra c’è

antonio conte

Il Corriere della Sera (A.Bocci) – L’Italia 2.0 è all’insegna del contismo: organizzata, equilibrata, affamata. Sopperisce alla mancanza di talento con la forza delle idee che Antonio Conte trasmette al suo gruppo di discepoli in maniera ossessiva, alternando sedute video a sperimentazioni pratiche sul campo dentro il laboratorio di Coverciano. Dopo aver fermato la Spagna, che ci aveva battuto nelle ultime tre occasioni e veniva da sette vittorie consecutive, il c.t. era amareggiato perché «certe partite bisogna vincerle», ma anche soddisfatto «perché in soli tre giorni di lavoro siamo riusciti a ritrovarci». Cancellando un vuoto di quattro mesi, che aveva aperto dubbi e ingigantito le inquietudini. «Questi giocatori assorbono come spugne», continua a ripetere Conte. Pensava, forse temeva, che la lunga pausa avesse fatto svanire le intese trovate a ottobre, che il caos intorno al suo trasferimento al Chelsea avesse allentato l’attenzione, che il campionato entrato in una fase cruciale avesse distratto il gruppo. Invece l’Italia conferma di essere squadra. Non siamo i più forti, ma possiamo diventare i più bravi, come abbiamo dimostrato contro la Spagna. L’analisi del match, studiata da Conte e dal suo staff al rientro a Firenze, evidenzia il predominio della nostra Nazionale sulle Furie Rosse: più tiri totali (11 contro 3), più tiri nello specchio (7 contro 2), più assist (9 a 2) e passaggi chiave (55 a 21), miglior indice di pericolosità (61 a 27).

Gli spagnoli si accontentano del possesso palla: 54 per cento. Conte è convinto che attraverso un lavoro meticoloso la Nazionale possa sorprendere all’Europeo francese. L’idea è proporre un calcio aggressivo, intenso, veloce, evoluto tatticamente. Una squadra camaleontica, senza un sistema di gioco identificabile, in grado di cambiare pelle in continuazione. Il c.t. in questo biennio è partito con il 3-5-2, ha osato con il 4-2-4, ha sperimentato il 4-3-3 e contro la Spagna ha scelto l’inedito 3-4-3. «Cambiare è un vantaggio», lo slogan del capobanda che così conta di sorprendere gli avversari più titolati. Per centrare la missione Conte ha bisogno di soldatini efficienti, duttili, fedeli e anche in questo senso l’amichevole con la Spagna «mi ha dato le risposte che cercavo». La geografia dei convocati, in vista della missione francese, sta mutando. Il figliol prodigo Insigne potrebbe clamorosamente defenestrare Eder, cresce forte la candidatura di Bernardeschi e nei primi giorni di ritiro all’allenatore è piaciuto Jorginho. Sono tante le buone notizie che arrivano da Udine: la difesa tiene anche senza colossi del calibro di Barzagli e Chiellini, Florenzi sta diventando un leader, Thiago Motta sembra rinato rispetto alla deprimente esibizione a Natal contro l’Uruguay il giorno in cui l’Italia ha salutato il Mondiale brasiliano.

Ieri poi nel clan azzurro hanno tirato un sospiro di sollievo per Giaccherini, jolly insostituibile per Conte. Il centrocampista aveva lasciato lo stadio Friuli con il piede destro ammaccato e per precauzione era stato convocato De Sciglio. Le radiografie hanno escluso complicazioni e Giak resterà in ritiro con i compagni. Tutto, insomma, procede per il meglio. Conte ha anche risposto indirettamente a chi lo immaginava distratto dalla prossima avventura londinese. Il c.t. ha sempre la stessa fame e vuole chiudere la parentesi azzurra lasciando un grande ricordo. Così a Coverciano ha subito alzato il tiro, dimenticando la Spagna e concentrandosi sulla Germania. Venerdì di lavoro sul campo e ancora prove di 3-4-3. Perché una partita non fa primavera e per stilare un bilancio l’allenatore aspetta la sfida di martedì all’Allianz.

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