Italia fischiata e alla frutta

La Gazzetta dello Sport (F.Licari) – Nella confusione più totale. Quasi allo sbando. Viene da sorridere pensando ai discorsi sulle prime fasce che ci sono sfuggite e che avremmo meritato per la nostra storia. Il fatto è che la storia siamo noi, anche per quello che facciamo oggi: e quello attuale non è un racconto affascinante. Dopo questo 1-1 inguardabile con la Macedonia non siamo neanche sicuri dei playoff. Il 2° posto aritmetico non basta: se qualcuno l’avesse dimenticato c’è lo spettro della «peggior seconda» che resta fuori dagli spareggi. Vedrete che non succederà, che forse oggi la Bosnia ci toglierà dagli impicci (se non vince siamo ai playoff, altrimenti potrà bastare anche un punto con l’Albania), che ci giocheremo tutto a novembre, ma con quale spirito è tutto da capire.

SI, DEPRESSI – L’Albania ieri è stata schiaffeggiata tre volte dagli spagnoli. Noi non siamo stati neanche capaci di superare una Macedonia ammirevole, ma che poco tempo fa ci saremmo mangiati dopo un tempo. Un gol di Chiellini e basta, una manovra inconsistente, poi è bastata l’entrata di Trajkovski, riserva in B col Palermo, per andare in blackout e rischiare il crollo. Riecheggiano beffarde le parole del c.t.: non siamo depressi, questo ranking non è colpa nostra. Intanto l’1-1 con la Macedonia sarà indicato dai successori tra i «colpevoli» di un eventuale ranking negativo. E la depressione, Ventura ci scusi, era quasi palpabile. Ora non è neanche questione di sistema tattico. Il 3-4-3 sembrava una buona idea per rendere meno solo il centrocampo, e poi di fronte non c’erano Isco e Iniesta. Ma non è cambiato molto: azzurri senza idee e statici. Al c.t. Angeloski è bastato difendersi con un 5-4-1 «creativo»: attacco sbarrato da una linea larga ma compatta, e i 4 disposti quasi a quadrilatero per ingabbiare Parolo e Gagliardini, già poco ispirati, e metterli in inferiorità. Perché Insigne e Verdi non tornavano e Darmian era timido. Così zero iniziative al centro e qualche sfuriata di Zappacosta a destra. Ma un Immobile lontanissimo da quello della Lazio.

GOL «ITALIANO» – La piccola svolta è arrivata quando Insigne, memore del Napoli, ha cominciato ad accentrarsi facendo scorrere la manovra sulla fascia. Non è un caso che il gol sia nato da un suo lancio per Immobile che ha crossato al centro per Chiellini: 40’ per un sospiro di sollievo con la Macedonia sono comunque tanti. E infatti il secondo tempo è stato ancora peggio, senza tiri in porta. Con i macedoni che prendevano coraggio, trascinati da un commovente Pandev. Dentro Trajkovski, prendevano anche il comando con un 3-4-1-2 al quale Ventura non trovava contromossa: azione «italiana» PandevNestorovskiTrajkovski e 1-1.

QUANTI PROBLEMI – Non vorremmo dilungarci sul discorso tattico perché qualunque sistema si sarebbe insabbiato su una condizione fisica modesta, su infortuni non secondari, e su una ormai cronica incapacità di fare gioco. Non abbiamo fenomeni, è vero. Ma il c.t. deve provare a dare un gioco: vedere tutti fermi ad aspettare il portatore di palla, facendo così un grande favore a chi si difende, è un brutto spettacolo. Niente idee, niente schemi. Disuniti. E senza tensione, solo disperazione. Con Israele non era stato troppo diverso, ma il golletto di Immobile aveva nascosto i problemi. Questo 1-1 non è tanto meglio del 3-0 in Spagna: quelli erano fenomeni, questi no. Siamo noi che non ci ritroviamo e le scorie del Bernabeu sono emerse alla prima difficoltà. Un tempo Bonucci aggrediva partita e compagni, qui era balbettante come al Milan. Lo stesso Insigne non ha mostrato il piglio del leader. E per quanto riguarda i playoff: siamo sempre in prima fascia con Portogallo, Danimarca e Galles. Mentre in seconda ci sono Croazia (ahi), Nord Irlanda, Svezia e Scozia. Discorsi che lasciano il tempo che trovano, stasera la situazione cambierà già. Ma tranquilli non siamo, dopo la partita più brutta del ciclo Ventura.

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