Italia, è successo

Leggo (E.De Franceschi) – L’Apocalisse azzurra si materializza alle 22,40. Il 13 novembre 2017 entra nella storia come la data più nera del calcio azzurro. L’Italia è fuori dal mondiale, dopo 60 anni. La catastrofe su cui ironizzava solo poche settimane fa Ventura si abbatte sullo stesso ct che rimedia una delle figuracce più epiche della storia pallonara. Non rassegna le dimissioni alla fine, chiede scusa agli italiani: «Non per l’impegno, che c’è stato, ma per il risultato» e fa capire che la sua storia azzurra è arrivata al capolinea. In 180 minuti gli azzurri non riescono a fare un gol alla Svezia più scarsa degli ultimi decenni e così decide l’autorete di De Rossi nel match d ‘andata. Il mondiale di Russia lo vedremo in tv e forse è giusto così. La confusione tattica e mentale di Ventura ha finito per cancellare tutto e tutti. Fanno quasi compassione i 73mila di San Siro che fino alla fine cantano e incitano. Finisce con le lacrime in campo di Buffon: «Non sono dispiaciuto per me ma per l’intero movimento. Un abbraccio a tutti, lascio a Donnarumma, Perin e tutti gli altri», dice il capitano che dà l’addio al la nazionale nella sua notte più cupa. E con gli altri vecchi come Barzagli e probabilmente Chiellini. «Tutti i veterani», annuncia lo stesso Gigi.

Il primo tempo scivola via con una nazionale che ci prova ma che si dimostra sempre spuntata. Le occasioni più grosse capitano sui piedi di Candreva e Immobile, la cui conclusione viene salvata quasi sulla linea dagli svedesi. Jorginho smista palloni, Florenzi spinge ma è troppo poco, così lo spicchio giallo nel terzo anello di San siro di brividi ne ha più per il freddo che per i pericoli in campo. Gli azzurri possono polemizzare per un rigore non concesso in avvio a Parolo, ma poi Lahoz chiude un occhio pure un paio di volte nella nostra area. La ripresa inizia con una occasione di Florenzi poi è un azzurro spento. Così dopo un’ora di gioco il ct cambia inserendo Belotti ed El Shaarawy. Mossa forse tardiva. Il più limpido talento italiano dal nome Insigne resta sotto le coperte in panchina per 95 minuti: entra Bernardeschi. Tutto inutile, il nulla totale. Il calcio italiano riparte dalle macerie della notte di San Siro. E se c’è una cosa positiva di una simile disfatta è la necessità di ripartire da zero.

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