Italia a un passo dal baratro. Ventura e Tavecchio imputati

La Repubblica (E.Currò) – Apocalypse not now. Non ora l’apocalisse, per dirla alla Tavecchio, ma purtroppo la Nazionale le sta andando incontro. Il film dell’andata dello spareggio per il Mondiale è stato da brividi e adesso la Russia si allontana. Galeotto fu il polpaccio di De Rossi su un tiro abbastanza innocuo di Johansson, che ha offerto a una Svezia più rissosa che altro la vittoria per 1-0 e un vantaggio innegabile per il ritorno a Milano dopodomani. E galeotto è stato il palo del possibile 1-1 di Darmian, oltre al pessimo arbitraggio di Çakir. Però Immobile, il capocannoniere della serie A, ha fatto il solletico al torpido Granqvist, Insigne è rimasto spettatore per un’ora e un quarto, El Shaarawy ha visto la partita dalla tribuna, Verratti si è fatto ammonire e a San Siro non ci sarà.

L’alibi ambientale non regge. La Friends Arena non si è mostrata affatto amichevole: cinquantamila ugole hanno incitato i loro prodi a mosse rugbistiche. E il temuto campo gibboso ha ostacolato il palleggio orizzontale con traiettorie ballonzolanti. Ma la teorica differenza tecnica, che non si è notata, suggerisce di evitare imbarazzanti scuse.

Andersson ha allestito l’annunciato 4-4-2 scolastico, in cui la coppia avanzata Berg-Toivonen, composta da un giocatore del campionato degli Emirati e da una riserva del Tolosa, non era certo all’altezza del nobile Ibrahimovic, sovrano in tribuna accanto alla principessa Victoria. Berg e Toivonen, facendo a spallate su lancioni verticali, dovevano liberare il dribbling di Forsberg, il solo genietto di una compagnia monocorde, o conquistare punizioni. Toivoinen ha subito esagerato e dopo una trentina di secondi ha rifilato a Bonucci una gomitata, che in assenza del Var è passata impunita. Ventura ha contrapposto un 3-5-2 fin troppo bloccato attorno ai veterani Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini e con centrocampo infoltito. Il progetto era fondato sulla superiorità numerica a centrocampo, ridotta a mera teoria per il pressing degli avversari, che ha tolto sbocchi sulle fasce, costringendo Candreva a fare il terzino, e ha precluso il palleggio. Verratti si è innervosito come da piano scandinavo: già al 28’ ha incassato per un pallone perso con relativo fallo su Berg a 80 metri dalla porta di Buffon il fatidico cartellino giallo.

Il solo motivo di rammarico è il gol sbagliato di testa dopo appena 6’ da Belotti, su fuga di Darmian, il più vitale della squadra. Il primo tempo è trascorso in pavida difesa, ma Buffon è stato impegnato soltanto da Toivonen, in un’eccellente uscita bassa. L’Italia ha dunque capito che sarebbe bastato mettere almeno il naso in avanti, per spaventare Olsen e dopo l’intervallo lo ha fatto con qualche successo: un destro centrale di Candreva e un possibile rigore di Granqvist su Parolo. Il permissivo Çakir ha graziato ancora Toivonen e Berg, recidivi nell’alzare il gomito sempre e comunque.

Le risse hanno distratto gli azzurri, che su un fallo laterale con annessa sponda di testa di Toivonen hanno dimenticato appena fuori area il neoentrato Johansson: il polpaccio di De Rossi ha spiazzato Buffon. Ventura è corso ai ripari con la punta di scorta Eder al posto dello stanco Belotti. Il palo di Darmian, da fuori area, ha confermato lo scarso aiuto della sorte. Ma la vera riparazione il ct l’ha tentata tardi, con Insigne per Verratti e il varo dell’amato 4-2-4. Il prodotto interno lordo è consistito nello stazionamento dentro la metà campo svedese. Quello netto non c’è stato: nemmeno un vero tiro. Toccherà dunque a San Siro, lo stadio con l’aureola dove l’Italia ha vinto sette volte su sette nelle qualificazioni al Mondiale, ergersi a patrono dello spareggio. Serve un mezzo miracolo.

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